11Giugno2012 [evs] Un piccolo passo per un grande progetto

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Scritto da Chiara Busetto , volontaria partita a febbraio nell’ambito del progetto di servizio volontario europeo organizzato da ARCS.

E’ una cosa che colpisce subito nei Balcani. Ai bordi delle strade, sui margini dei fiumi, in pieno centro abitato, alle fermate degli autobus e sul retro dei supermercati, i diversi colori dei sacchetti di spazzatura, rotti e trabordanti di bottiglie, lattine, vestiti vecchi e rotti e addirittura pezzi di catarifrangenti, sono piu’ la regola che l’eccezione. Per la gioia dei moltissimi cani e gatti randagi che si aggirano per tutte le citta’ dei balcani, da Sarajevo a Novi Pazar, da Prizren a Tirana, che vi affondano il muso per trovare resti di carne e verdure.

E’ evidente come la cultura del riciclo e della differenziata qui non sia arrivata, si sente nell’aria letteralmente, quando l’odore di pneumatico bruciato si diffonde insistentemente nell’etere.

Qualcuno ha pensato al problema rifiuti; si tratta di un progetto mondiale nato in Estonia di pulizia dell’intero globo, “Let’s do it! World”. Il 24 maggio e’ toccato al nostro Kosovo: un giorno all’anno dedicato al ripulire l’intera nazione, in maniera capillare, comune per comune.

Per mesi sin da febbraio, dopo aver conosciuto l’entusiasta direttore del progetto, mi sono chiesta cosa sarebbe successo quel fatidico giorno a Klina, dove nella parte “vecchia” del fiume, quella dove non si e’ investito nella ristrutturazione dei margini, le anatre sguazzano tra sacchetti vuoti di patatine e ombrelli rotti.

Il 23 maggio assieme ad un bel gruppo di giovani volontari io e Gaetano ci siamo messi in moto per far sapere a tutta la citta’ che il giorno seguente ognuno avrebbe dovuto impegnarsi a fare la propria parte, a ripulire la propria citta’. Volantini e poster “TA PASTROJME KOSOVEN” sono stati distribuiti, tra gli incoraggiamenti delle persone, specialmente dei nostri amici proprietari dei negozi che non si sono tirati indietro dall’esporre i grandi poster nelle loro vetrine.

Alle 10 della mattina del 24 maggio la citta’ era in pieno fermento. Davanti al comune, la nostra Casa Bianca, venivano distribuiti guanti, sacchi di plastica e mascherine. Le scuole primarie e secondarie erano coinvolte in un ordinato piano di raccolta della spazzatura che copriva tutta la citta’, e noi, rappresentando il Centro Ardhmeria con due ragazze agguerrite, ci siamo immersi in un’avventura difficile in una citta’ dove i cassonetti di immondizia si contano sulle dita di una mano: ripulire la strada davanti al centro, la fermata degli autobus e la via che arriva fino a casa nostra.

Tantissimi ragazzi si sono riversati nelle strade, magliette bianche e grandi sacchi neri alla mano per raccogliere la spazzatura.

Quando ci siamo trovati ad affrontare un buco in mezzo alla strada che veniva usato come cestino delle immondizie, degli uomini si sono uniti noi per aiutarci, e inginocchiati per terra, abbiamo fatto assieme questo “lavoro sporco”.

Solo alle 12 però, quando poi dal centro giovanile ci siamo occupati della strada che porta alla moschea, le vie erano di nuovo deserte, non un volontario era intento a raccogliere la spazzatura che pur era ancora tanta accumulata agli angoli delle strade. La citta’ e i suoi abitanti hanno dunque dedicato meno di un paio d’ore ad impegnarsi per questa giornata di pulizia nazionale.

E’ difficile da digerire ma credo che l’entusiasmo di pochi non abbia fatto molto contro l’indolenza e l’indifferenza di tanti altri, ed è proprio questo che ha rovinato un progetto che altrimenti sarebbe stato grandioso.

Pensare di aver lavorato con sconosciuti per rendere la città un po’ più pulita, che molte persone si siano impegnate davvero per farlo, e che a loro volta siano state amareggiate dal risultato, fa riflettere pero’ come il Paese abbia bisogno di qualcosa di più incisivo di un solo giorno di pulizia delle città, ma anche che forse questa giornata e’ stata il primo passo verso una maggiore consapevolezza nel rispetto dell’ambiente. E’ per questo motivo che da parte nostra e’ nata l’idea di scrivere un progetto rivolto ai bambini, futuro della societa’, che insegni loro l’importanza di porre attenzione all’ambiente in cui vivono sin da quando sono giovani.

Parlo insomma di speranza che il 24 maggio 2012 sia stato un punto di inizio e non un evento speciale che una volta spenti i riflettori non si ripetera’ mai piu’.

Anche se solo per poche persone e’ cambiato qualcosa nel modo di relazionarsi all’ambiente, puo’ definirsi un piccolo successo; di certo lo e’ stato il fervore delle ragazze con cui abbiamo lavorato e l’impegno di molte altre persone che in tutto il Kosovo hanno dimostrato che e’ si necessario un grande e faticoso lavoro, ma che si puo’ fare molto collaborando per un obiettivo comune.

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