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Paesi di intervento
Un Gruppo informale di esperti e operatori della cooperazione allo sviluppo ha lavorato tra marzo e maggio 2012 per preparare questo documento, limitandosi ad alcuni punti ritenuti utili per disegnare una rinnovata ed efficace cooperazione internazionale allo sviluppo dell’Italia. Essi sono schematicamente presentati nel primo documento e sono accompagnati da quattro approfondimenti. Il Gruppo ha inteso così fornire un contributo di analisi e di proposte, aperto ad altri contributi, per favorire la riflessione e l’approfondimento su una materia di primaria importanza per l’Italia.
Il Gruppo è composto da: Gemma Arpaia, Cinzia Giudici, Sara Reale, Emilio Ciarlo, Alessandro Costa, Luca De Fraia, Paolo Dieci, Sergio Marelli, Francesco Petrelli, José Luis Rhi Sausi, Nino Sergi.
In tanti anni, la cooperazione allo sviluppo non è mai riuscita ad acquisire quel ruolo e quel significato politico centrale nella politica estera italiana che lo spirito e la lettera delle leggi che l’hanno regolata (dalla legge 38/1979 alla successiva legge 49/1987) parevano prefigurare. Anzi, ha finito per essere vissuta per lo più in modo strumentale e subalterno a finalità di politica estera, non sempre illuminate e coerenti con quelle volute dal legislatore. Si è proceduto inoltre, e troppo spesso, in modo scoordinato e senza una visione di insieme, che guidasse con coerenza le strategie e le scelte politiche dei governi. Ciò ha reso, insieme agli impegni non mantenuti, spesso inutile o ininfluente l’azione italiana in alcuni Paesi o nel rapporto con istituzioni internazionali. L’immagine dell’Italia si è così logorata, fino ad essere considerata inaffidabile. Nel mondo globalizzato, caratterizzato da nuove soggettività politiche ed economiche e da una forte competizione, il nostro futuro deve guardare oltre i confini del nostro Paese, superando un certo provincialismo e un’introversione che ha dominato questi ultimi venti anni, per valorizzare la capacità di proiezione internazionale che, con la diffusa quantità e qualità degli italiani all’estero, dovrebbe esserci connaturale, pur essendosi molto affievolita. Oggi l’Italia deve portare il contributo della propria cultura solidale, personalista, dinamica e creativa ai grandi temi del mondo e favorire legami tra Paesi e comunità, con un rinnovato protagonismo italiano in Europa e con una nuova e ampia visione del nostro ruolo e delle nostre opportunità a livello globale. Occorre sviluppare rapporti di cooperazione veri, rispettosi, che comprendano la nuova comunità umana sempre più interconnessa con la globalizzazione e la rivoluzione digitale: non si può guardare a un nostro vantaggio o a un nostro interesse se non congiuntamente ai vantaggi ed interessi dei nostri interlocutori, alla nostra sicurezza se non insieme alla sicurezza degli altri, a una crescita e a uno sviluppo comuni se non sono distruttivi o dannosi per nessun Paese, sia a livello economico, finanziario o ambientale. Occorre cioè, anche contro ogni altra evidenza, riscoprire il valore della solidarietà umana, tra persone e popoli, che non è quella ‘carità’ intesa come donazione al povero del superfluo del ricco, ma relazione di fiducia, rispetto, riconoscimento dell’alterità e dei suoi valori, rapporto di giustizia, di aiuto e di interesse reciproco, per il bene e la crescita comune e la convivenza pacifica. E’ questa la carta che l’Italia può far valere nel gioco della competizione globale. E’ un salto culturale necessario: senza la capacità di creare relazioni a livello globale, in uno spirito di vera cooperazione, a beneficio reciproco, senza un serio e deciso impegno in questo senso, diventa impossibile disegnare un’Italia moderna, globale, aperta al proprio futuro e consapevole del proprio ruolo nella costruzione del futuro del mondo. La società ha dimostrato in merito più sensibilità della Politica: tocca quindi ora anche alla Politica fare la propria parte, disegnando il futuro dell’Italia.
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