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Paesi di intervento
Da poco si è tenuta alla Farnesina un’iniziativa promossa da Mae e UNICEF Italia per presentare le azioni di sostegno a bambine e bambini siriani rifugiati nei Paesi dell’area. Era presente il Ministro Bonino,che ha confermato l’impegno istituzionale dell’Italia per garantire un fondo aggiuntivo di 50 milioni di euro da sommare ai 20 milioni già stanziati per l’emergenza Siria: “So di poter contare sull’appoggio del parlamento per la conversione in legge del prossimo decreto missioni”- ha affermato in diretta. Il Direttore Generale della Cooperazione Italiana, Giampaolo Cantini, ha aggiunto che un catastrofe umanitaria di queste proporzioni richiede un intervento coordinato tra governo, ong, società civile e media. Le ong italiane, dall’inizio del conflitto, sono impegnate con fondi propri o all’interno di programmi delle organizzazioni delle Nazioni Unite nell’assistenza ai rifugiati e sfollati prima in Libano e Giordania, più di recente anche in Iraq. La Piattaforma delle Ong italiane in Medio Oriente e Mediterraneo ormai da più di due anni periodicamente ribadisce la richiesta di ‘investire’ in azioni della società civile i fondi in arrivo dal nostro Governo per la crisi siriana. Dopo lunga attesa, negli ultimi 3 mesi in Libano e in Giordania sono stati lanciati due bandi per progetti di emergenza, con stanziamenti assai limitati nella totalità e con un tetto basso per ogni singola azione (meno di 100.000 euro): in Libano la graduatoria finale ha privilegiato, di fatto, le proposte delle ong già finanziate da UNHCR, mentre in Giordania, sono state addirittura ‘bocciate’ tutte le proposte presentate. Le esperienze positive dell’emergenza umanitaria coordinata tra governo, società civile ed enti locali in area Balcanica e in Libano sembrano oggi storia passata. Ci auguriamo che le recentissime dichiarazioni del Ministro e del Direttore Generale indichino un’inversione di tendenza e ‘recuperino’ quelle buone prassi.
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