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Paesi di intervento
di Monica di Sisto
Manca meno di un mese all’avvio del Semestre di Presidenza italiana dell’Unione europea e le Ong italiane lavorano per affiancare all’agenda del Governo un calendario di iniziative che tocchino i temi più urgenti e sensibili per qualificare le politiche europee. “Verso un’Europa solidale” è il primo evento con cui il 5 maggio a Roma le organizzazioni, tra cui ARCS, che aderiscono a CONCORD Italia insieme al Forum del Terzo settore chiederanno ai candidati alle elezioni europee le loro adesioni e il loro impegno in questa direzione. Cinque i punti posti in priorità ai futuri candidati:
E agricoltura, migrazioni, aiuti e commercio saranno anche i quattro pilastro dell’azione coordinata da ARCS, nel corso delle attività non governative per il Semestre che hanno l’obiettivo di arrivare alla bozza di un Primo piano per l’Italia di coerenza delle politiche. Troppo spesso, infatti, il nostro Paese mette a rischio o compromette un settore d’intervento, con un’azione messa in campo in un altro ambito. Basti pensare all’impatto delle politiche di tagli alla spesa pubblica sulle politiche sociali e sanitarie, oppure al danno al tessuto economico nazionale causato dalla mancanza di azioni davvero orientate alla piena e buona occupazione o dalle politiche di liberalizzazione commerciale e dei servizi pubblici. Per questo ARCS, insieme a GVC, Focsiv e Cipsi, proporrà a tutte le Ong italiane e le istituzioni coinvolte un programma di seminari e una collana di pubblicazioni mirate a promuovere la cultura della coerenza tra la qualità sociale ed ambientale professate come obiettivo dalla Costituzione italiana e dai trattati europei, e la pratica legislativa e concreta nel nostro Paese, con una particolare attenzione alle politiche di cooperazione allo sviluppo. L’articolo 208 del trattato di Lisbona ha reso obbligatoria la Coerenza di quelle Politiche che esso definisce ancora “per lo Sviluppo”, ufficializzando il fatto che tutte le politiche europee devono essere finalizzate alla soddisfazione dei bisogni dei paesi in via di sviluppo o per lo meno non devono contraddire l’obbiettivo di eradicare la povertà, e ormai non soltanto nei Paesi più poveri, ma anche in quelli come il nostro che si stanno impoverendo. L’Unione Europea, però, non ha a disposizione sistemi adeguati per la raccolta di dati sull’impatto delle proprie politiche sulle vite dei cittadini dei paesi in vi di sviluppo.
Le ripercussioni delle politiche comunitarie sullo sviluppo, ha verificato Concord Europe nel suo ultimo rapporto sulla Coerenza delle politiche (Spotlight on EU Policy Coherence for Development 2013), sono state riconosciute, infatti, solo nel 19% delle analisi d’impatto in rapporto con lo sviluppo effettuate dalla Commissione Europea, inoltre manca un dialogo sulle conseguenze delle politiche dell’Unione con le parti coinvolte, per esempio la società civile dei Paesi in via di sviluppo. Non esiste inoltre nessun meccanismo per imporre la revisione delle politiche la cui incoerenza è stata riconosciuta. Diversi stati membri dell’UE si sono dotati di sistemi istituzionali di Coerenza delle politiche di diversa natura. Sebbene vi siano alcune pratiche positive e interessanti , in nessuno Stato membro si trovano l’insieme delle condizioni per una sua attuazione efficace: determinazione e volontà politica ai più alti livelli, una strategia strutturata in obbiettivi chiaramente definiti in base ai quali si misurano i progressi, e meccanismi di coordinazione, monitoraggio e valutazione appropriati. Su questo l’Italia non governativa, nel semestre di presidenza dell’Unione, proverà a fare la differenza.
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