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La guerra in Siria si sta seriamente ripercuotendo in tutti i Paesi limitrofi, primo tra tutti il Libano che, con 1 milione e 126.131 rifugiati siriani regolarmente registrati o in attesa di registrazione, è il primo Paese di accoglienza. Data la decisione del governo di non autorizzare l’apertura dei campi profughi, al momento le collettività locali e le municipalità subiscono una pressione sempre crescente, faticando sempre di più a fornire i servizi per la popolazione rifugiata e per quella ospitante. In questa situazione, rispondere all’emergenza è molto difficile anche perché la maggior parte dei rifugiati risiede in quelle che già prima della crisi erano le aree più povere e marginalizzate del Paese, come ad esempio la Valle della Beqaa dove ARCS sta attualmente implementando un progetto di supporto ai rifugiati e agli sfollati nelle scuole primarie pubbliche.
La guerra in Siria, inoltre, si sta ripercuotendo in Libano non soltanto da un punto di vista sociale, ma anche su quello politico. Dopo qualche mese di tregua, infatti, il 20 giugno scorso un’autobomba è esplosa in un checkpoint nella città di Zahle, nella parte orientale del Paese, proprio lungo l’autostrada che porta nella Valle della Beqaa. Le ostilità si sono poi spostate nella capitale con l’esplosione di un’autobomba a Tayoune, nel sud di Beirut, area prevalentemente sciita, lunedì 23 giugno poco prima della mezzanotte, ferendo venti persone che stavano guardando la partita di Coppa del Mondo in un bar e uccidendo l’agente del posto di blocco. Due giorni dopo, durante un controllo di sicurezza al Duroy Hotel situato a Beirut, nella zona costiera che porta alla spiaggia di Raouche, un ragazzo di 20 anni e di nazionalità saudita si è fatto esplodere in una camera d’albergo. E ancora, il 28 giugno scorso, sempre a Zahle, sono esplose altre due bombe, volte a colpire un convoglio di Hezbollah diretto in Siria.
Questi attacchi sono certamente collegati a quanto sta accadendo in Siria dove Hezbollah continua a combattere al fianco del Presidente Bashar al-Assad e a quello che sta succedendo in Iraq con la milizia sunnita ISIS che avanza e che ha già dichiarato guerra al Libano annunciando un’intensificazione degli attentati nei prossimi mesi. Già dopo la prima autobomba esplosa a Zahle, le forze di sicurezza libanesi hanno intensificato i controlli, aumentando il numero di checkpoint ed effettuando irruzioni e arresti nei quartieri sunniti di Beirut.
Negli ultimi giorni, a seguito dell’offensiva israeliana su Gaza, la situazione si sta complicando anche nel sud del Libano, dove sono partiti alcuni razzi diretti verso Israele, nonostante la presenza della forza di interposizione UNIFIL. Ieri, infine, Israele ha risposto colpendo l’area vicina al campo palestinese di Rashidiyeh, a Tyro. Non è ancora chiaro chi ci sia dietro ai missili lanciati nei giorni scorsi e, per il momento, non sembrerebbe niente più che una dimostrazione simbolica. Non ci resta che aspettare…
Micol Briziobello – Referente ARCS in Libano
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