24Luglio2014 I nuovi orizzonti della solidarietà

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di Sivia Stilli

E’ evidente che di fronte alle discussioni sulle riforme importanti (Senato), i cambiamenti nel settore della cooperazione internazionale poco contano e non interessano i più. Il problema è di ordine culturale: non è chiaro e immediato il nesso tra la lotta alle povertà mondiali e i disastri della crisi nel contesto sociale del proprio Paese, manca una visione globale dell’essere cittadino di una comunità oltre i confini territoriali e di quanto ciò che nelle mie azioni quotidiane faccio abbia ripercussioni o sia collegato a quel che succede ad un mio omologo in un’altra parte, lontana o vicina, dell’emisfero. La povertà per molti di noi è un concetto ancora percepito come problema individuale, oppure di una collettività circoscritta in un tempo definito per cause contingenti. Fa fatica ad affermarsi appieno la visione e la concretezza di ciò che è diritto per tutti e bene comune. Acqua, cibo, salute, crescita, educazione, formazione, lavoro dignitoso, tutela culturale e ambientale, democrazia sono rivendicazioni spesso locali, i movimenti che le affermano come elementi di giustizia universale vedono una lenta diffusione di questa consapevolezza. Eppur si muove: sì, tra le giovani generazioni soprattutto, la tendenza ad uscire dal guscio-Paese e a misurarsi in spazi aperti del confronto con storie, sfide e relazioni vere sta prendendo sempre più campo. Il volontariato internazionale, la scelta di investire uno spicchio più o meno ampio della propria vita in progetti ed azioni di solidarietà e cooperazione tra i tanti Nord e Sud del mondo non sono orizzonti limitati a pochi eletti . Alla gente solidale va data una risposta fattiva, come attori riconosciuti (e sostenuti) di cambiamento. La nuova legge ora in finale discussione nel secondo passaggio in Senato, dopo l’approvazione alla Camera, a mio parere dà risposte importanti in questa direzione, sia impegnandosi a sostenere le azioni di cooperazione internazionale dei tanti protagonisti associativi italiani, comprese finalmente anche le comunità degli immigrati, sia riconoscendo l’esperienza  dei corpi civili di pace. Ci sono però dei punti di evidente criticità, come l’enfasi sul ruolo del profit nella cooperazione internazionale, i cui ‘paletti’ di intervento di rispondenza ‘etica’ non sono sufficienti a garanzia della responsabilità sociale d’impresa. L’Agenzia è strumento di trasparenza nella gestione dei fondi se la sua autonomia è chiara e regolata in tal senso. Su questo, come sul ruolo della futura Banca di Sviluppo (Cassa Depositi e Prestiti) occorre un’attenzione ‘vigile’ del nostro mondo.

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