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Paesi di intervento
Hj, attivista palestinese impegnato nella difesa dei diritti dei diversamente abili in Palestina
Le persone affette da disabilità soffrono in Palestina di un grave stato di emarginazione. Innanzitutto, le norme sociali e culturali ancora oggi portano, purtroppo, a considerare il fatto di avere un figlio diversamente abile in famiglia sotto due aspetti: il primo riguarda il senso di vergogna suscitato a fronte di una disabilità, mentre il secondo e’ legato alle difficolta’ nel compiere il dovere sociale del matrimonio. Tradizionalmente i matrimoni vengono combinati tra le famiglie, ma i genitori che hanno un figlio disabile spesso hanno paura di mostrare il proprio figlio di fronte alla società perché temono che la gente possa pensare che la sua disabilità sia una malattia genetica. Per questo motivo, altre famiglie potrebbero rifiutarsi di concedere la mano di uno dei propri figli a una ragazza o un ragazzo proveniente da un famiglia con un figlio diversamente abile.
Ho sperimentato tutto questo io stesso sulla mia pelle, nel mio blog www.hamdanjewei.wordpress.com, racconto la mia storia e i dodici anni di isolamento a cui sono stato costretto.
Purtroppo, la mancanza di sensibilizzazione e di educazione sul tema della disabilità produce questo tipo di situazioni. Allo stesso tempo, non esistono strutture palestinesi adatte a rispondere alle esigenze delle persone diversamente abili, poiché il governo possiede un unico Ministero Sociale Palestinese che al massimo sotiene economicamente solo chi appartiene alla fascia piu’ povera della popolazione, senza affrontare davvero il problema della disabilita’ nei suoi risvolti sociali, educativi e culturali. Questo fa si che le persone diversamente abili non abbiano ne’ il diritto ne’ le possibilita’ di vivere una vita normale, al pari degli altri, all’interno della società palestinese. Non posso non ricordare alcuni dei casi con cui ho lavorato, di persone che non avevano mai visto la luce del sole.
Sebbene non siano disponibili statistiche certe, si stima che il numero di palestinesi disabili si aggiri attorno al 5% della popolazione che vive tra Cisgiordania e Striscia di Gaza. Dunque si tratta di una grossa fetta della popolazione totale che non ha accesso ai servizi sociali di cui avrebbe bisogno, se non per una quota quasi inesistente fornita dall’Autorità Palestinese.
Le condizioni delle persone con disabilità in Palestina sono drammaticamente peggiorate a causa dell’occupazione israeliana che continua a torturare i palestinesi divenuti disabili in seguito alla prima e seconda Intifada, e che continua a perpetrare crimini di guerra contro i civili palestinesi nei Territori Occupati e soprattutto nella Striscia di Gaza, dove, a seguito dell’ultima operazione miliare, un altissimo numero di palestinesi ha riportato ferite e rimarrà disabile. Si tratta di migliaia di civili palestinesi, che sono stati presi di mira dall’attacco dell’esercito sionista israeliano.
E non bisogna dimenticare che i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi a Gaza fino ad oggi hanno preso di mira anche centri per diversamente abili, comunità residenziali per palestinesi disabili, organizzazioni per diversamente abili, i quali, a decine, sono stati uccisi senza un briciolo di pietà da parte dell’aviazione militare israeliana. Stessa cosa è successa ai bambini, che sono rimasti feriti, come tutto il mondo ha potuto vedere nei media locali e dalle televisioni internazionali.
Certamente stiamo qui parlando di uno stato di occupazione che non rispetta i diritti umani e la legge internazionale, i quali richiedono la protezione dei civili. La macchina dell’occupazione è solo programmata per uccidere e distruggere, cosi’, purtoppo, vediamo da una parte che il mondo chede il rispetto dei diritti di bambini, donne, anziani, disabili e anche degli animali, dall’altra che tutti questi, nessuno escluso, sono stati l’obiettivo principale della guerra in corso a Gaza.
Betlemme, 6 agosto 2014
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