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Sabir è una lingua franca, parlata nei porti del Mediterraneo, un metissage, un miscuglio delle lingue dei paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Sabir unisce, crea legami, permette di comunicare, di condividere. Sabir è il festival che, in occasione del primo anniversario della strage del 3 ottobre 2013, l’Arci ha organizzato insieme al comitato 3 ottobre e al comune di Lampedusa.
Dall’1 al 5 ottobre se ne è svolta la prima edizione, o forse è meglio chiamarla l’edizione zero, proprio a Lampedusa, per rimettere questo luogo al centro, una periferia diventata una notizia del telegiornale, agli occhi dei più. Ma Lampedusa è molto altro. Un paese di 5.000 abitanti, poco più di uno scoglio a 150 chilometri dalla costa tunisina, che combatte con tutti i problemi con cui un luogo del genere, è costretto a confrontarsi. A Lampedusa non c’è un cinema, non c’è un teatro, non c’è una biblioteca, e nemmeno una sala parto… si direbbe un luogo dimenticato, che ritorna alla ribalta solo in occasione dell’ennesimo sbarco, dell’ennesimo naufragio, degli ennesimi morti senza nome. Tra le proteste, ma anche i numerosissimi segnali di solidarietà da parte dei suoi isolani.
Sabir ha voluto, tra le tante cose, restituire dignità e centralità a questa periferia e ai suoi abitanti, e non solo durante i giorni del festival, ricchi di incontri, dibattiti e occasioni di confronto, ma anche attraverso il bellissimo lavoro realizzato da Ascanio Celestini, direttore artistico del festival, e da Cantieri Meticci, di raccolta di video, immagini e voci degli abitanti dell’isola.
Oltre al programma teatrale e musicale, concluso con un’emozionante concerto di Fiorella Mannoia, le giornate di Lampedusa hanno permesso ai moltissimi partecipanti da entrambe le rive del Mediterraneo, di discutere di confini, di diritti, di beni comuni, di futuro e di avanzare proposte concrete su come cambiare le politiche sempre più restrittive, provando ad avere una convergenza sulle istanze da portare avanti e da presentare ai decisori politici, anche grazie alla presenza di numerosi parlamentari europei, che condividono e supportano le sollecitazioni avanzate dalle organizzazioni, reti, movimenti e sindacati presenti.
Anche ARCS era a Lampedusa, e siamo orgogliosi di aver portato anche il nostro piccolo contributo a questo evento, che ci ha permesso, tra l’altro, di rafforzare i legami con tante organizzazioni del Mediterraneo, di condividere e di arricchire la nostra agenda di iniziative e progetti, rinnovando il nostro impegno con la sponda sud.
Tanto ancora è da fare, a tutti i livelli, noi ringraziamo l’Arci per questa importante occasione di scambio e confronto, e ci impegneremo nel supportare, attraverso i nostri canali, le richieste della società civile, per un’Europa non più fortezza, per un’Europa che garantisca un’accoglienza rispettosa dei suoi obblighi in materia di diritti umani.
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