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Arcs sostiene le attività del comitato italiano dell’UNRWA nella campagna #Nonostantetutto
“La vita nei campi profughi in inverno riflette la catastrofe quotidiana dei rifugiati in tutto il mondo”, dice Abu Ahmed. “Rifugi affollati e senza aria, disoccupazione, incertezza del futuro.” Abu Ahmed è un padre di 52 anni, dal campo Tulkarm in Cisgiordania settentrionale. La comunità del campo è ancora sotto shock dalla settimana scorsa, quando un incendio ha causato la morte del piccolo Siraj, di quattro mesi. L’incendio appiccato nella stanza del piccolo, è stato probabilmente causato dal riscaldamento lasciato acceso per tenerlo caldo. “C’era così tanto funo che non siamo riusciti a trovare il bambino. Quando l’abbiamo visto, era troppo tardi “, dice il padre di Siraj.
L’incendio nel campo di Tulkarm è indicativo di come i pericoli invernali nei campi profughi palestinesi possano prendere le forme più svariate. La mancanza di riscaldamento centralizzato significa il ricorso a stufe, che determinano un elevato numero di incendi. L’edificio in cui Siraj è morto ospitava 16 membri di una famiglia allargata, con ogni famiglia nucleare che condivide una stanza. Ora sono rimasti tutti senza casa, ospiti dei vicini.
Da nessuna parte in tutta la regione i rifugiati palestinesi sono fuggiti indenni dalla tempesta invernale soprannominata ‘Huda’ (‘Zeina’ in Libano). Vicino a Tulkarem, in campo Nur Shams, la famiglia di Abu Ammer ha rischiato molto, quando le inondazioni hanno quasi causato il collasso di un cortile di cemento attaccato alla loro casa. “Sembrava un’esplosione,” dice il padrone di casa, padre di nove figli, “La casa è ormai strutturalmente instabile, un posto pericoloso in cui vivere. “Sto cercando un posto in affitto, ma costerà un sacco di soldi. Ora è pericoloso per i bambini; il calcestruzzo crollato forma una crepa mortale per loro. Sarà difficile lasciare la mia casa, ma la sicurezza dei miei figli è la mia priorità.”
A Gaza, venti gelati e piogge che spazzano il Mediterraneo si abbattono sulle famiglie che vivono in case in rovina a seguito il conflitto dell’estate. Decine di altre case sono state evacuate a causa delle inondazioni. La famiglia di Mohammad, quattro persone che vivevano nella zona Shejaiya a Gaza, è stata costretta ad abbandonare la propria casa a metà luglio dopo che era stata gravemente danneggiata dai bombardamenti. Quasi sei mesi dopo, la famiglia vive ancora nei rifugi temporanei di UNRWA, sperando di ricevere assistenza per la ricostruzione. Mohammad dice che tutto quello che spera è di vedere la fine del blocco ed essere in grado di condurre una vita dignitosa in pace e sicurezza.
Nel frattempo, in Siria, profughi palestinesi sfollati dal conflitto che hanno trovato riparo nei centri collettivi stanno lottando per stare al caldo nonostante la neve. “La neve porta gioia per i bambini, ma alla luce della situazione, è solo una catastrofe”, dice Ahmad, 71 anni, che vive nella scuola di Kabri, rifugio collettivo dell’UNRWA nel campo di Jaramana.
Molti dei centri collettivi sono scuole dell’UNRWA convertite e mentre alcuni profughi hanno trovato rifugio all’interno degli edifici scolastici, la mancanza di spazio significa altri vivono in tende nei cortili della scuola. Khalil, 36 anni, e la sua famiglia sono tra coloro che vivono nelle tende. “Viviamo in tenda senza riscaldamento, ad una temperatura gelida,” spiega. “Ho avuto una notte insonne ieri. Ero preoccupato per la mia tenda a causa dei forti venti. Le condizioni invernali sono una preoccupazione qui. Mia figlia è morta lo scorso anno a causa del freddo. Aveva 10 anni.”
L’inverno è alle porte e molti rifugiati palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, così come in Siria (insieme a tutti i rifugiati che sono scappati in Giordania e Libano) non sono pronti. Esposti alle intemperie, hanno bisogno del tuo aiuto per restare al caldo durante la stagione più fredda. Decine di migliaia sono ancora senza un tetto a causa dell’ultima offensiva israeliana, più della metà dei rifugiati palestinesi dalla Siria sono sfollati a causa del conflitto armato, gli sfollamenti forzati e la povertà diffusa in Cisgiordania significano che stare al sicuro e al caldo della propria dimora è una sfida che bisogna vincere ogni nuovo giorno.
Quest’inverno il nostro obiettivo è doppio. Primo: dobbiamo assicurare a 88.000 palestinesi a Gaza, ancora senza una casa a causa dell’ultimo conflitto, un rifugio alternativo. Secondo: garantire a tutti i rifugiati palestinesi che sono in difficoltà l’aiuto di cui hanno bisogno, distribuendo coperte, mantelle antipioggia, stufe e teli impermeabili, per difendersi da pioggia, neve e maltempo.
Dobbiamo raccogliere 80.000 euro entro il 31 dicembre.
Aiuta i rifugiati palestinesi quest’inverno, nonostante tutto.
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