Ogni volta che si avvia un progetto audiovisivo, ci si sente di nuovo principianti. La scelta del soggetto, lo stile narrativo, il tipo di ripresa, durata, materiali, troupe, location e molte altre decisioni da prendere prima ancora di premere il tasto ‘rec’, disorientano anche i videomaker più esperti.
Durante il workshop di videomaking tenuto a Beirut dall’ONG Arcs nel mese di agosto, però, il lavoro delle quattro allieve e del resto della troupe è stato condizionato fin dall’inizio da un elemento contingente: i cumuli di immondizia che invadono le strade della capitale libanese.
Atterrate sotto il cielo ovattato di Beirut, Sefora, Giulia, Nicole e Ilary hanno iniziato a osservare un paese complesso, denso, eppure intuitivo nello scorrere caotico del traffico all’ombra dei palazzi crivellati, tra i clacson e i venditori ambulanti, tra il fumo dei kebab arrostiti sui marciapiedi e i blindati a guardia dei posti di blocco.
Su questa amalgama umana che non si ferma neanche di notte, un elemento ulteriore entrava con prepotenza dagli occhi e dalle narici: la spazzatura. Marciscente, in fiamme, a cumuli, in bilico sui cassonetti colmi, colorata, maledetta. Molti dei quesiti da affrontare durante il primo giorno di workshop, di fronte a quello spettacolo, erano già risolti.
Assistite da Matteo, montatore, e da Elisa, che ha curato l’aspetto produttivo, le allieve hanno preso microfono e macchina da ripresa fin dal primo giorno, per non lasciarli mai fino a tre giorni prima della partenza, tempo dedicato al montaggio del reportage ‘Beirut brucia’.
In una successione di otto minuti di immagini e interviste, emerge il profilo di un paese che sta approfittando della crisi dei rifiuti per interrogarsi sul proprio futuro, schiacciato tra una classe politica corrotta e l’eco spaventosa del vicino conflitto siriano.
Alternandosi alla fotografia, alla presa diretta del suono, alle luci, confrontandosi sulle domande da porre e da porsi, escogitando soluzioni rapide in situazioni complesse di ripresa come campi profughi, piazze gremite di manifestanti e ambienti istituzionali, Giulia, Sefora, Ilary e Nicole hanno dato vita alla loro prima esperienza collettiva di videomaking, vivendo per dieci giorni ai ritmi ossessivi e melodici deĺla macchia da ripresa.
Il video ‘Beirut brucia’ vuole essere quindi un tributo alla fantasia e alla determinazione di questo gruppo di lavoro, già alle prese con nuovi progetti, e un omaggio alla forza e al coraggio del popolo e della piazza libanese, che dalla sponda orientale del Mediterraneo non smette di intonare il suo coro di protesta.
Paolo Martino
Direttore del workshop
Paolo Martino
Reporter e documentarista, frequenta da anni il Medio oriente. Nel 2011 ottiene un premio giornalistico europeo seguendo la rotta dei rifugiati afghani dal Kurdistan all’Italia. Nel 2012 viaggia dal Caucaso a Beirut seguendo i luoghi e la storie della diaspora armena mediorientale. Nel 2013 il suo documentario “Just about My Fingers” sulla condizione dei rifugiati in Grecia riceve vari riconoscimenti. E’ autore di “Terra di Transito” (www.facebook.com/terraditransito), docufilm prodotto da Istituto Luce – Cinecittà proiettato nelle sale italiane ed europee. Ha 32 anni.
Situazione in Libano: l’intervista a Giuseppe Cammarata
“Improvvisamente il palazzo ha tremato, sembrava un terremoto. Abbiamo sentito un boato spaventoso: con le altre persone che sono con me ci siamo riparati in un luogo sicuro, poi siamo scesi in strada e abbiamo capito quello che era successo”. E’ la testimonianza all’AdnKronos di Giuseppe Cammarata, rappresentante in Libano di Arcs Culture Solidali.
di Giuseppe Cammarata – Al momento le vittime accertate sono oltre 100, ben più di 4.000 i feriti e si contano circa 100 dispersi. Le scuole sono state aperte per offrire riparo e ricovero a chi ha avuto la casa danneggiata dall’esplosione, ed il governo ha deliberato di supportare con ogni mezzo gli ospedali cittadini, già pieni di pazienti affetti da COVID-19
di Federico Mei – ARCS, come tutto l’apparato della cooperazione italiana presente nel Paese, ha scelto di rimanere, e se richiesto, aiutare come possibile.
ARCS sta sostenendo i suoi partner sul territorio impegnati nella distribuzione del cibo. Questa la testimonianza che ci arriva dall’associazione Nonna Roma.
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