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Paesi di intervento
ROMA – Una giornata mondiale per il diritto all’acqua. Il 22 marzo è qui, nel nome dell’acqua pulita per tutti. Noi la diamo per scontata. Ma sul pianeta oggi ci sono 312 milioni di persone che non hanno accesso a fonti di acqua potabile. E dei 25 Paesi più aridi, 19 sono in Africa. In Nigeria, Etiopia, Tanzania, R.D.Congo, Kenya, Sud Africa, Sudan e Mozambico, tra il 30 e il 70% della popolazione non ha acqua pulita. Lì ogni minuto un neonato muore per infezioni contratte a causa delle cattive condizione igieniche. Il 42% delle strutture sanitarie africane non ha acqua potabile. A sud del Sahara il diritto all’acqua viene negato a 4 persone su 10 provocando la diffusione di diarrea, colera, tifo. Infezioni che diventano letali se non sono curate in tempo.
Il programma Wash. Un robot caccia-acqua purtroppo non c’è. Ma c’è il programma WASH – Acqua e Igiene, con il quale Amref Health Africa garantisce alle comunità dei villaggi l’accesso a fonti d’acqua pulita e servizi igienici. L’organizzazione punta anche a rafforza le competenze dei locali per creare e gestire nuovi pozzi. E poi diffonde la conoscenza di buone pratiche igienico sanitarie. “L’obiettivo – spiega Roberta Rughetti, coordinatrice dei programmi per l’Africa – è che siano gli africani, ogni giorno, ad assicurare la promozione della salute del loro continente”.
La siccità che ha messo in ginocchio l’Etiopia. Negli ultimi 10 anni oltre un milione e mezzo di africani hanno beneficiato di nuovi pozzi e infrastrutture idriche grazie ai progetti della sezione italiana di Amref. E in questo momento l’emergenza nell’emergenza è la siccità che sta mettendo in ginocchio l’Etiopia e alcune aree del Kenya. Ci sono 10 milioni di persone a rischio, che potrebbero salire a 15 su un totale di 100milioni di etiopi. “Proprio per l’Etiopia stiamo avviando un progetto con Action Aid – spiega la coordinatrice Amref – Grazie a 400 mila euro messi a disposizione dalla cooperazione italiana (il Ministero degli Affari Esteri) in loco lavoreremo per mitigare gli effetti della siccità e per dare accesso a fonti d’acqua sostenibili”.
Strutture per affrontare l’emergenza. In pratica, Amref non solo cerca l’acqua e realizza pozzi, ma costruisce collegamenti con i sistemi di distribuzione locale, crea cisterne e soprattutto fa formazione. “La popolazione locale deve gestire la manutenzione delle strutture e deve saper affrontare l’emergenza, dunque seve saper lavorare sulla prevenzione e sulla scelta di sistemi alternativi. Non basta creare un pozzo sul posto se non c’è chi lo sa mantenere in attività. Noi puntiamo a fare in modo che gli africani gestiscano la propria acqua”.
Acqua per lo sviluppo. L’altra Ong Action Aid invece lavorerà perché intorno all’acqua si creino sistemi virtuosi che migliorino le condizioni socio economiche dei territori. L’acqua può diventare fonte di salute ma anche di reddito. Può essere incanalata e utilizzata per gli orti, a uso privato o per il commercio. Un modo per rispondere a fame e povertà. Acqua per la salute, dunque, ma anche acqua per lo sviluppo. Secondo una stima del World Bank Sanitation Programme si può ricondurre all’assenza di fonti idriche sicure un calo del Prodotto Interno Lordo di questi Paesi che va dal 2 al 7% del Prodotto interno lordo ogni anno.
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