03Novembre2016 MAROCCO. L’omicidio di Mouhcine nel paese a due velocità

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da nena-news.it

di Chiara Cruciati

Roma, 2 novembre 2016, Nena News – Undici persone sono state arrestate ieri per l’omicidio di Mouhcine Fikri. È la risposta della monarchia marocchina alle proteste che da giorni infiammano tutto il paese, disgustato e offeso dalla morte brutale del 31enne venditore di pesce. Mouhcine, lo scorso venerdì, stava cercando di recuperare il pesce spada che la polizia gli aveva gettato via nella città settentrionale di al-Hoceima, dove avergli impedito di venderlo. In questo periodo dell’anno è vietato, ha detto la polizia.

Mentre tentava di recuperarlo nella spazzatura, il venditore è stato schiacciato da un camion della spazzatura che lo stava portando via. Una morte terribile, le cui immagini hanno fatto il giro del paese, scatenando la rabbia della popolazione marocchina che cinque anni fa si sollevò per la giustizia sociale e la libertà.

Re Mohammed VI è consapevole del pericolo che sta dietro manifestazioni massive in un periodo in cui il Marocco non brilla per crescita economica. La storia di Mouhcine non è diversa da quella di tanti marocchini strangolati dalle difficoltà economiche. Per questo è corso subito ai ripari e aperto un’inchiesta: in prigione infila undici sospetti con l’accusa di omicidio colposo e falsificazione di documenti. Tra loro anche due funzionari del Ministero dell’Interno, il responsabile locale dei servizi veterinari e due funzionari del mercato del pesce della città.

Secondo la ricostruzione Fikri avrebbe acquistato mezzo chilo di pesce spada, vietato in autunno, dai pescatori al porto e si sarebbe diretto al mercato chiedendo un passaggio. Ma la macchina è stata fermata prima di arrivare a destinazione e l’uomo punito con la confisca del pesce mentre il veterinaio locale lo bollava come da scartare perché non era documentata la provenienza. Lì è scattata la disperazione che l’ha spinto ad entrare nel camion della spazzatura.

Migliaia di manifestanti hanno preso parte ai funerali di Fikri, domenica scorsa, portando con sé la foto del giovane ucciso dentro il camion della spazzatura e chiamandolo “martire”. La rabbia è tanta perché nella morte di Mouhcine i marocchini vedono l’abuso di potere della polizia, l’umiliazione e l’ingiustizia verso chi prova a sopravvivere. Non è un caso dunque che tutte le città del paese si siano sollevate, da Rabat a Casablanca, da Tangeri a Nador.

“Ci sentiamo dimenticati, lo Stato non fa nulla”, dice Rachid a France24 mentre partecipa alla protesta a al-Hoceima, la città dove Fikri è morto. Qui c’è molto poco: non ci sono industrie, né università. I giovani non hanno lavoro, lamenta Rachid. Si pesca, ma è difficile: sono le grandi compagnie europee ad esportare fuori il pesce e a controllare la pesca, facendo aumentare il prezzo sul mercato locale anche di due-tre volte. Non si tratta solo di al-Hoceima e nella dimenticata regione di Rif, nella storia marocchina spesso luogo di inizio delle ribellioni anti-monarchia: in buona parte del paese la gente lavora nel mercato informale, in nero, senza contratto né diritti

“Dal 2011 la gente non ha più paura – dice il 26enne Abdelhak el Amrani a Marrakesh, durante la marcia in piazza – I marocchini oggi sanno cosa danneggia la loro dignità. La serenità del clima sociale non sarà mai garantita senza Stato di diritto. Oggi, ferite profonde sono state aperte”.

Quelle di aprile quando una venditrice di strada si uccise dandosi fuoco dopo aver perso la merce, confiscata dalla polizia. E quelle della primavera marocchina, esplosa su spinta della vicina Tunisia. Ma a differenza degli paesi nord-africani, il re non è caduto. È rimasto al potere con la promessa di riforme strutturali e interventi seri nel settore socio-economico. Subito si votò la nuova costituzione che introduceva nuove libertà individuali. Ma la situazione economica non è migliorata: la disoccupazione giovanile è ancora un problema strutturale, mentre le famiglie contadine, delle periferie, sono state ridotte alla fame dalla siccità che ha colpito la scorsa estate.

Quasi due giovani su cinque non lavorano e a poco sono serviti i progetti infrastrutturali inaugurati dal governo, autostrade, incentivi al settore manifatturiero e a quello turistico, un nuovo porto a Tangeri. In molti parlano di due Marocco, due paesi diversi a due velocità: da una parte l’élite economica che si sta arricchendo grazie a settori nuovi come aeronautica ed elettronica, e dall’altra le classi basse che si impoveriscono e vedono il loro tasso di crescita scendere di due punti nel 2016. Si tratta di classi tenute ai margini della partecipazione politica da miseria, analfabetismo, basse condizioni di vita mentre l’altra faccia del paese si regge su corruzione e intrecci stretti tra élite politica e economica. Nena News

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