23Gennaio2017 Migranti (ma non solo): ecco le ragioni dei muri lungo le frontiere della Russia

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repubblica.it

MOSCA – Dopo la barriera hi-tech dell’Estonia lungo buona parte dei suoi 110 chilometri di confine con la Federazione russa, i 90 chilometri di filo spinato in costruzione lungo le frontiere lettoni e il “Vallo europeo” voluto dall’Ucraina, ora è la volta della Lituania. In primavera, Vilnius inizierà la costruzione di una barriera alta due metri lungo 50 dei 130 chilometri di frontiera con l’enclave russa di Kaliningrad, quelli non protetti da laghi, fiumi o lagune. I motivi? Sia economici, “impedire il contrabbando”, che geopolitici, “rafforzare i confini esterni dell’Unione Europea”, ha spiegato il ministro lituano degli Interni Eimutis Misiunas che in realtà, interpellato dal quotidiano “Lietuvos zinios”, non ha avuto remore ad ammettere: “La barriera è il segno che la Lituania vede il suo Paese confinante come un potenziale aggressore. Non fermerà i carri armati, ma sarà difficile da scavalcare”. I funzionari russi hanno liquidato le intenzioni di Vilnius con ironia. “Se i nostri colleghi lituani vogliono erigere una barriera per fermare i contrabbandieri, siamo pronti a fornire i materiali di costruzione”, ha commentato il governatore della regione di Kaliningrad Anton Alikhanov, ricordando che la Russia ha un “meraviglioso impianto” di produzione di mattoni proprio al confine.

La minaccia del “grande vicino”. L’annuncio di Vilnius è arrivato proprio mentre nei Paesi dell’Est Europa è in corso l’esercitazione Nato, “Operation Atlantic Resolve”, che prevede il più grande dispiegamento di forze armate statunitensi in Europa dai tempi della Guerra Fredda. Nei Paesi Baltici, le sole ex Repubbliche sovietiche a essersi unite all’Alleanza Atlantica e all’Unione Europea, la prossimità del “grande vicino russo”, lo chiamano così, è da sempre percepita come una minaccia. Ma da quando nel 2014 Mosca ha annesso la penisola di Crimea in Ucraina, a caratterizzare i rapporti tra le tre Repubbliche baltiche e l’ingombrante vicino è oramai un clima da Guerra fredda. La Lettonia ha già avviato la costruzione di 90 chilometri di recinzioni lungo i suoi confini con la Russia. Obiettivo “ufficiale”: proteggere il Paese dagli ingressi clandestini di migranti e dal contrabbando. L’Estonia ha annunciato che, a partire dal prossimo anno, erigerà una barriera lungo buona parte dei suoi 110 chilometri di confine di terra con la Russia: non un vero e proprio “muro”, ha detto l’ex premier Taavi Roivas, ma “la frontiera più moderna che l’Europa abbia mai visto, con telecamere e sensori”.

Un progetto ambizioso sospeso. L’Ucraina, dal canto suo, ha lanciato il progetto “Muro” o “Vallo Europeo”, che il capo dei Servizi frontalieri ha definito un “sistema di sicurezza intelligente” lungo i confini con la Russia per proteggere “la madrepatria” dopo il conflitto esploso nel 2014. Al dicembre scorso Kiev aveva già realizzato 264,6 chilometri di fossati anticarro, 111,8 di strada di arroccamento, 40,6 di checkpoint e 75,7 di barriere e recinzioni.

Un progetto ambizioso sospeso però venerdì per mancanza di fondi. Anche la Norvegia ha innalzato una barriera metallica lungo il confine artico con la Russia. Oslo però non temeva presunte ambizioni territoriali del Cremlino. Voleva solo fermare l’ondata dei rifugiati.

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