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MOSUL (Iraq) – La battaglia di Mosul è entrata nel sesto mese, e la resistenza dell’Isis, per quanto indebolita, non sembra ancora vacillare. Mentre le truppe irachene avanzano lentamente nella città vecchia, dirette verso quella moschea di Al Nouri che rappresenta il cuore del sedicente Stato islamico, i jihadisti si ritirano lasciando frutti avvelenati: trappole esplosive, autobomba, cecchini. Almeno cinque civili sono rimasti uccisi oggi dai tiri di mortaio degli integralisti in ritirata che bombardano i quartieri liberati. Jadida e Rifak, zone che l’Isis ha ormai evacuato lasciandole in mano alla Forza di reazione rapida e alla Polizia federale, sono ancora pericolosissime per i civili, che continuano a lasciare la città. Anche se non sono più scudi umani, la vendetta dei jihadisti li colpisce dall’alto, senza scampo.
Un altro capitolo sconvolgente. Ma i mortai contro la popolazione in fuga sono solo un passo della storia di atrocità avviata dagli uomini di Abubakr al Baghdadi a Mosul. Un altro capitolo sconvolgente è quello delle stragi a freddo: secondo Human Rights Watch, nella fossa comune scoperta a metà febbraio nella zona di Khafsa, otto chilometri a sud del capoluogo, ci potrebbero essere i resti di centinaia di persone, i detenuti del carcere di Badush che l’Isis ha giustiziato in massa. Per ora non si fanno valutazioni precise, perché il luogo è stato minato dai jihadisti ed è pieno di bombe artigianali. Ma i residenti parlano di centinaia di detenuti uccisi, a cui vanno aggiunti gli ex poliziotti e i membri della milizia popolare Sahwa (Forza di rinascita), che si erano mobilitati per combattere i gruppi terroristici fra il 2007 e il 2008.
Uccise a freddo e gettate in un fosso. Sarebbe la fossa comune più grande mai scoperta fra Siria e Iraq. Un testimone ha raccontato di aver visto gli uomini dell’Isis condurre una dozzina di donne, bendate e con le mani legate, allinearle sul bordo di una voragine naturale e ucciderle a freddo per poi spingerle dentro. Un altro testimone ha raccontato che gli integralisti avevano trasformato la zona della voragine in teatro di esecuzioni a cui i cittadini dovevano assistere: diverse persone sono state decapitate lì vicino, con l’accusa di aver passato alle truppe irachene informazioni militari.
Strage di altri 400 detenuti. Un’altra fossa comune era stata scoperta poco lontano, a soli due chilometri dal carcere, con i corpi, secondo le stime irachene, di almeno 400 detenuti. Secondo HRW, però, le tecniche di scavo sono inadeguate ed è necessario che sia utilizzata una procedura corretta, per definire in maniera professionale l’identità degli uccisi e il modo in cui hanno perso la vita, in vista di un possibile procedimento davanti alla Corte penale internazionale.
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