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di Camilla Orizio, volontaria Servizio Civile Universale
Poco dopo aver terminato il percorso di formazione universitaria in Scienze Internazionali, mi sono presto trovata a interrogarmi sul mio futuro. Futuro: una parola che troppo spesso mi ha incatenato in proiezioni rigide e poco realistiche dell’avvenire.
Se ripercorro più rigorosamente a ritroso la strada che mi ha condotto fino a oggi, realizzo quale sia il nocciolo duro di consapevolezze che è stato determinante nel maturare scelte formative e di vita orientate alla conoscenza e allo scambio con luoghi, culture e lingue diverse, fino a condurmi alla scelta di presentare la domanda per partecipare ad un progetto estero come volontaria di servizio civile.
La variegata gamma di esperienze vissute e persone conosciute durante gli anni universitari non hanno fatto altro che stimolare la mia pulsione verso l’apprendimento della diversità e dell’alterità.
La stella polare che mi ha orientata fino a quel momento è sempre stata la passione per la conoscenza in senso lato: fame di sapere e di curiosità nei confronti della società in cui vivo.
Un contesto complesso e in costante trasformazione che ha fatto nascere in me, nel corso degli anni, molte ragioni d’indignazione. Durante gli anni del liceo è stata la partecipazione alle contestazioni studentesche che, in parte, ha “dato” uno scossone in senso metaforico alla mia coscienza, che ha alimentato la voglia di mettermi in gioco in quanto agente attivo di questo cambiamento. Da quel momento ho sempre creduto nella forza dell’azione, dell’impegno e della militanza come volano per una trasformazione politica, sociale e culturale più profonda della realtà in cui vivo.
Il Servizio civile rappresenta per me, proprio questo: una scelta politica, una possibilità per (ri)dipingere un nuovo orizzonte di solidarietà, di impegno, di cooperazione e pace, che renda possibile una reale mobilitazione.
Il periodo di stage presso Adl (Ambasciata per la democrazia locale) a Zavidovici, associazione bresciana impegnata nel progetto SPRAR e contemporaneamente in iniziative di cooperazione decentrata verso la Bosnia, ha permesso di avvicinarmi alle tematiche dello sviluppo sostenibile e a modelli economici alternativi al sistema neo liberale, facendomi concretizzare come i processi della politica internazionale avessero risvolti sostanziali nella mia vita quotidiana.
Il motto “pensa globale, agisci locale” esprime ed esemplifica le pulsioni e le tensioni che hanno guidato il mio percorso di crescita e, il progetto di servizio civile in Senegal rappresenta più che mai un fertile terreno di sfide per me stessa da un punto di vista sia personale sia professionale. Per quanto riguarda il primo aspetto mi auguro che questa esperienza costituisca un faro che illumini la mia via tenendo lontane indifferenza e immobilismo e professionalmente, che mi permetta di immergermi in un progetto di cooperazione internazionale in loco a tutti gli effetti.
(“Indignatevi”, 2011, Stéphane Hessel.)
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