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Paesi di intervento
di Giovanni Baccani, volontario Servizio Civile Universale
Guardo passare i carretti trainati dagli asini; sotto il sole cocente delle due del pomeriggio, il tempo sembra scandito dai colpi di bastone inflitti dai conducenti per spronare gli asini ad aumentare il passo, mentre di fianco, sull’altra carreggiata, sfrecciano sporadicamente fuoristrada e grossi tir.
E così, seduto su una sedia sul tetto della nostra abitazione, guardo la seconda settimana di permanenza nel Sahel che se ne va. Eccetto per il nostro arrivo, dove ad aspettarci nel deserto senegalese c’era una tempesta di sabbia imperversante, le giornate sono abbastanza regolari, con il termometro che oscilla nelle ore più calde tra i 40°C e i 45°C. La mattina presto e la sera la temperatura diminuisce e rende lo stare all’aria aperta più lieve, mentre invece nell’ora di punta sono da preferirsi le attività al chiuso, magari seduti vicini ad un ventilatore.
Proprio in questi momenti sono venuto in contatto con quelli che sono e saranno in un certo senso i miei compagni di viaggio: i componenti dell’equipe del progetto DOUNDAL SOUFF. Sono più di due anni ormai che lavorano a stretto contatto tra di loro.
Tutti i componenti sono locali e vivono nei villaggi limitrofi. Hanno deciso di imbarcarsi in questo lungo viaggio da qualche anno e quotidianamente si impegnano a portare avanti la realizzazione del progetto. Hanno età differenti, formazioni e ruoli differenti, tra chi svolge animazione, consulenza e chi si occupa dell’aspetto tecnico, come l’architetto Abdoul e l’agronoma Fatima.
Non é facile inserirsi in una squadra che già lavora assieme da tempo; specialmente quando si proviene da culture differenti e con trascorsi ed esperienze diverse. Grazie al lavoro della facilitatrice Ottavia, le strategie di comunicazione multiculturale sono state analizzate e discusse insieme tra di noi e insieme all’equipe, anche tramite l’uso di materiali multimediali e attività ludiche e di comunità. In queste due prime settimane mi sono accorto di come sin dall’inizio mi abbiano trattato come uno di loro. Nonostante non avessimo mai avuto contatti in precedenza, si sono rivolti a me con una confidenza tale che sembrava che ci conoscessimo da sempre. Sebbene non siano mancate di certo incomprensioni naturali laddove si utilizza una lingua diversa da quella madre per entrambi, i loro modi gentili, i loro sorrisi e la loro ironia sono illuminanti e aiutano decisamente a sopportare il caldo asfissiante.
Di loro sapevo appena il nome, il cognome. I loro volti li ho potuti solo vedere nel bellissimo documentario “Un Popolo in Pieno Sole” di Claudia Vavassori, pubblicato nel 2019. In esso trovano spazio vari temi: l’agricoltura sostenibile, la lotta alla desertificazione e ai cambiamenti climatici, cosi’ come la cooperazione e lo scambio tra italiani e senegalesi.
Saranno questi i temi di cui mi occupero’ nei prossimi dieci mesi. Per il momento mi godo l’ebbrezza di questo incontro con un popolo che e’ pieno di sole.
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