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Paesi di intervento
di Leonardo Sartori, volontario Servizio Civile Universale
“Ci rimpatriano!” è la frase di Giulia che penetra la porta della mia stanza sabato mattina, 14 marzo, buttandomi in tutta confusione giù dal letto. D’altronde, era prevedibile. Ed era necessario, nonostante il senso di sicurezza che percepivamo durante il nostro autoisolamento all’interno della foresteria di ARCS, a Furn-el-Chebbek.
Ancora addormentato, seguo a stento le indicazioni di Adriana, che prontamente ci organizza il rientro in Italia. E ancora prima di realizzare quello che sarebbe successo nelle ore successive, noto il dispiacere nelle espressioni di Giulia, un dispiacere che colgo e condivido. Un misto di preoccupazione per l’evolversi di una crisi sanitaria in corso, e la sensazione di arresto di un’euforia che si scatena quando si inizia un percorso ricco come quello che abbiamo iniziato insieme a Beirut.
Tra musica, qualche telefonata, e un pranzo degno da ultimo giorno in Libano, infiliamo qualche vestito in valigia, e osserviamo il sole scendere dietro i tetti del quartiere.
E nella notte, la partenza con altri volontari di Un Ponte Per. Con loro abbiamo parlato della nostra vita in città e dei progetti che ognuno di noi stava seguendo. Nel parlarcene, portavano addosso la stessa espressione di dispiacere. Salutiamo insieme un Paese che si trova ad affrontare diverse sfide, su diversi fronti. E quello sanitario è l’ultimo di una serie di scossoni che si aggiungono a una complicata situazione politico-economica, nonché sociale.
Quanto meno, una crisi di questa portata, che avrà gravi conseguenze per la portata delle azioni di cooperazione e sviluppo internazionale, specialmente in situazioni di emergenza, deve lasciarci qualche riflessione. Dal diritto alla salute, all’ambiente, alla necessità di ripensare l’economia internazionale, ai diritti dei lavoratori, e al senso di comunità. In quarantena nella mia stanza di Bruxelles, mi lascio a questi spunti di riflessione, e rimango con la speranza di rimettere piede presto nel Paese dei cedri, e ripartire dal lavoro iniziato.
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