06Aprile2020 Cuba: l’embargo ai tempi della pandemia COVID-19

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di Federico Mei, coordinatore ARCS a Cuba

Mai come in questi giorni è evidente il cinismo del gigante nord americano che, se da un lato riceve con piacere aiuti umanitari da Cina e Russia, dall’altro fa di tutto per bloccare gli stessi aiuti diretti a Cuba.

Già dall’agosto scorso, nuove restrizioni hanno cominciato a rendere difficile il reperimento di generi di prima necessità come combustibile, prodotti per l’igiene, equipaggiamenti medici. Ma la cosa più assurda è che, nonostante l’esplosione della pandemia negli Stati Uniti, l’amministrazione nordamericana abbia continuato la sua strategia fino ad arrivare a bloccare un carico di presidi medici destinati a Cuba (mascherine, test rapidi ecc), donati dalla Fondazione Alibaba.

La lunga lista delle “scortesie” in tempo di crisi non si ferma qui, ma è sufficiente a dimostrare l’aggressività di questa politica verso Cuba, evidentemente diretta a creare una situazione di emergenza sanitaria approfittando della pandemia.

Le persone sono obbligate a fare lunghe file, raddoppiate nel corso degli ultimi giorni anche per la difficoltà di altri partner commerciali (Messico, Paesi Europei, Cina) di far arrivare i propri prodotti a causa dell’emergenza globale. Il governo è corso ai ripari riorganizzando interi settori produttivi: ma questo, come ha sottolineato lo stesso presidente Diaz Canel nel corso di una delle consuete Mesa Redonda, non sarà sufficiente a coprire tutte le esigenze.

Altro aspetto che vale la pena sottolineare è l’enorme aumento di fake news e di attacchi infondati che circolano nei social media veicolati principalmente dalla stampa filo americana di Miami o dai siti dei cosiddetti “dissidenti”. La risposta però non è quella che si aspettavano e, in generale, si osserva un grande sostegno del popolo cubano alle misure messe in campo dal governo.

In questo frangente va riconosciuta una grande attenzione dell’apparato governativo alle voci del popolo. Prima di tutto è stata garantita una comunicazione completa e trasparente sullo stato della diffusione del virus nel Paese. In secondo luogo sono state prese decisioni anche in anticipo rispetto ai tempi previsti dal piano di sicurezza, come la chiusura delle scuole o il blocco degli arrivi dall’estero, proprio perché richieste a gran voce dalla popolazione.

Testimonianza ne è il lungo applauso che tutte le notti alle 21.00 rimbomba nelle strade de l’Avana e del Paese per sostenere il lavoro dei medici a Cuba e in missione all’estero: solo per affrontare il COVID-19 ci sono al momento 14 brigate cubane in tutto il mondo (una in Italia) per un totale di circa 593 professionisti. A questi vanno poi aggiunte le altre migliaia di dottori, infermieri e tecnici sanitari che erano già presenti in più di 60 Paesi per i programmi di cooperazione sanitaria pre-pandemia. Si tratta di mamme, padri, figli che lasciano il loro Paese e le loro famiglie per aiutare altri popoli mettendo a rischio le proprie vite.   

Anche in questa situazione delicata, il Paese non si è scoraggiato e ha continuare ad offrire il proprio sostegno nella lotta contro il COVID-19 a tantissimi Stati latino americani, africani e non ultimi europei (Andorra e Italia) nonostante una campagna diffamatoria partita dall’Ambasciata Americana a Cuba, proprio alla vigilia dell’arrivo della brigata medica a Milano, che invitava a non accettare la cooperazione sanitaria cubana.

Non dimentichiamo poi l’assistenza offerta alla nave da crociera MS Braemar, a cui era stato negato l’attracco da tutti i Paesi dell’area, compresi gli Usa, o alla disponibilità ad effettuare il rifornimento per un volo umanitario della Compagnia Condor partito dal Nicaragua per rimpatriare 221 tedeschi. In queste ore, si guarda inoltre con attenzione alle sorti di un’altra nave da crociera, al momento in transito da Panama, che, partita dall’Argentina, da giorni vaga in cerca di un luogo dove attraccare e non si esclude che anche questa possa trovare a Cuba la sua unica via di salvezza.  

Cuba, come in passato, sta lottando con tutte le sue forze per non lasciarsi schiacciare e non rinunciare a quel principio di solidarismo che da sempre la caratterizza: ormai da tutte le parti ci si chiede il senso di questo embargo che, nemmeno in un momento in cui il mondo intero sta vivendo una tragedia comune, viene, se non eliminato, almeno sospeso.

ARCS, come tutto l’apparato della cooperazione italiana presente nel Paese, ha scelto di rimanere, e se richiesto, aiutare come possibile.

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