08Maggio2020 Essere una volontaria europea in Italia ai tempi del coronavirus

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di Sara Ma. Toledo Moreno, volontaria nell’ambito del progetto Youthquake

Da anni volevo provare l’esperienza di vivere in Italia: adoro la cultura, il cibo, i paesaggi e, soprattutto, la lingua.

Ora posso dire che, dopo aver trascorso più di due mesi come volontaria presso l’associazione Anffas di Macerata, mi piace ancora di più tutto quello che è legato a questo Paese. Forse perché la “reclusione” in cui ci troviamo tutti a causa del Coronavirus mi rende più desiderosa di andare in giro per imparare e scoprire cose nuove. Oppure, perché la compagnia e la le relazioni che sto instaurando mi fanno sentire a casa.

Tutto è iniziato quando sono venuta a conoscenza di un’offerta di volontariato in Italia attraverso un annuncio su Facebook. Non ci ho pensato due volte ed ho contattato subito l’organizzazione di invio di Madrid, AFAIJ. Nel giro di pochi giorni, avevo già fatto due colloqui per due progetti di volontariato in centri con disabili, uno in Veneto, un altro a Macerata. Entrambe le organizzazioni si sono interessate a me e mi hanno offerto la posizione di volontario. Non è stato difficile decidere per Macerata: l’intervista che ho fatto con Ilaria, Perla, Michele e Paula mi ha dato un’ottima impressione ed ho deciso di partire.

In tempi normali, come previsto, dovrei esercitare le mie attività di volontariato con Anffas e con il Centro per la famiglia del Comune di Macerata: per le prime 3 settimane è andato tutto come da programma. Ci tengo a spiegare brevemente le attività: prima di tutto, la cooperativa Anffas è un luogo che accoglie disabili adulti, in cui si svolgono attività manuali, lavori con materiale di riciclo, semplici bomboniere per la comunione, battesimi, matrimoni e altre belle cose vendute nel negozio Tuttincluso nel centro storico della città. Va da sé che questi oggetti sono realizzati con grandissimo amore dalle persone che fanno parte di Anffas. Ci danno una mano anche alcuni familiari degli utenti del centro.

Ho incontrato tante splendide persone, tra cui Scilla, la responsabile della cooperativa che mi ha accolto con affetto e simpatia dal primo minuto. Inoltre ci sono i ragazzi di “Civico34”. Loro, insieme agli educatori, Arianna, Daniele e Claudio, sono già come la mia famiglia.

Vivo all’interno della comunità Anffas, un’ampia area recintata con spazi esterni, palestra, aule per i laboratori, cucina, sale da pranzo. La mia stanza si trova all’interno di quest’area, a lato della casa del Civico34 ; è quasi come se vivessimo tutti insieme, faccio colazione e ceno con loro. Do una mano con le pulizie e svolgiamo attività insieme. In breve, è come vivere una una famiglia. È davvero bello. Molte attività purtroppo sono state al momento sospese a causa dell’emergenza coronavirus, spero di poter rivedere presto gli altri ragazzi.

Grazie a questa esperienza di volontariato ho avuto la fortuna di incontrare Leah, un’altra volontaria inserita all’interno del progetto “youthquake”, che svolge le attività presso la biblioteca di Macerata, e Natascia, la nostra mentore e insegnante di italiano.

Abbiamo avuto la fortuna di partecipare a diverse lezioni in presenza presso la Biblioteca comunale, dove la vista sulla città è incredibile! Ora continuiamo a seguire le lezioni di italiano ma attraverso skype. Natascia è un’eccellente mentore, attenta, disponibile, gentile e allegra. Sempre pronti ad ascoltare.

Per quanto riguarda il periodo di “reclusione”, mi sarebbe impossibile dire che mi annoio o che sono depressa o triste. Ovviamente mi manca la mia famiglia e vorrei la libertà di uscire, ma qui mi diverto e mi sento utile. Sto continuando le attività manuali con gli utenti che vivono qui: pittura, tecniche di decoupage con scatole di caramelle, attività fisica in palestra e in giardino, cuciniamo, leggiamo storie, balliamo, guardiamo film… Tra una cosa e l’altra, i giorni volano.

In più, sto seguendo un master online quindi il tempo a disposizione è davvero poco. Mentirei se dicessi che non voglio che questa situazione restrittiva finisca il prima possibile. Ma, d’altra parte, non posso lamentarmi minimamente di viverla con persone così meravigliose intorno a me e, naturalmente, sapendo che la mia famiglia in Spagna sta bene.

Ad oggi, mi sento la persona più fortunata del mondo.

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