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Paesi di intervento
di Adele Cornaglia
In queste ultime settimane la situazione in Libano relativa alla diffusione del coronavirus sta rapidamente mutando. L’incidenza di casi positivi al virus, di persone malate di COVID-19 e di decessi che si registrano giornalmente è senza dubbio in crescita se paragonata alle cifre riportate nei mesi precedenti. L’organizzazione Mondiale della Sanità infatti nell’ultima settimana ha allertato le autorità libanesi sulla possibilità che il Paese dei Cedri possa passare alla fase 4 del livello di diffusione, ovvero una trasmissione del virus su una scala più ampia a livello comunitario. Segnalazione che ha di fatto portato i ministeri competenti a dichiarare due nuovi periodi di chiusura totale – dal 30 Luglio al 3 Agosto e dal 6 al 10 Agosto, fatta esclusione per i settori vitali quali cibo, salute, aeroporti, porti di entrata ed uffici governativi.
Ed è proprio in queste settimane che si è concretizzata l’attività rivolta all’ospedale pubblico di Sibline, realizzata da ARCS Culture Solidali in collaborazione con gli esperti di GENEAH, grazie al sostegno della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) con i fondi dell’8Xmille della Chiesa Cattolica Italiana destinati ad interventi di tipo sanitario per far fronte alla pandemia. Come da progetto, sono stati consegnati all’ospedale della zona periferica del distretto dello Chouf dispositivi di protezione, indispensabili per il personale sanitario impiegato nella gestione dell’emergenza, e strumenti terapeutici basilari per affrontare la malattia.
Per rispondere all’emergenza sanitaria, in un Paese già alle prese con la più grave crisi socio-economica degli ultimi decenni, l’ospedale di Sibline si è dotato di un dipartimento specifico per il COVID-19 con capacità di assistenza ai pazienti attraverso unità di terapia intensiva, stanze di isolamento e macchinari per la diagnostica (PRC test). Inoltre, lo staff ospedaliero sta conducendo campagne porta a porta per effettuare test con tampone orale per la rilevazione del contagio soprattutto in quei villaggi dello Chouf identificati come focolai dal Ministero della Salute libanese.
Come riportato dal Dr Ahmad Abou Harfoush, Direttore del Sibline Governmental Hospital: “di fronte alla pandemia è di fondamentale importanza garantire la salute e la sicurezza di tutti i pazienti che arrivano in ospedale per le cure così come di tutto il personale impegnato in prima linea”.
Per questo sono stati donati centinaia di kit di dispositivi di protezione individuale (mascherine chirurgiche e protettive speciali, guanti, schermi per viso, calzari e tute protettive) e attrezzature (pulsossimetri, concentratori di ossigeno, termometri a infrarossi, macchinari per ossigenoterapia e materiali per la terapia come le bombole di ossigeno).
In questo periodo di forte crisi che sta colpendo indistintamente tutto il Libano, il settore sanitario pubblico, già da tempo costantemente sotto pressione, si trova a dover affrontare la pandemia in una situazione di forte precarietà. Per questo, come sostenuto dal Direttore dell’ospedale di Sibline, interventi a favore delle strutture sanitarie libanesi sono oggi fondamentali: continuiamo il nostro impegno per garantire laddove possibile i mezzi oggi più che mai necessari ad affrontare questa grave emergenza.
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