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Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), la Giordania è diventata uno dei primi Paesi al mondo ad avviare le vaccinazioni COVID-19 per i rifugiati.
Raia Alkabasi, una rifugiata irachena che vive nella città settentrionale di Irbid, è stata la prima rifugiata nel Paese a ricevere oggi il vaccino presso la Clinica di vaccinazione di Irbid, gestita dal Ministero della Salute.
“Ancora una volta la Giordania ha dimostrato una leadership esemplare e solidarietà nell’accoglienza dei rifugiati. Il Paese ha incluso i rifugiati in ogni aspetto della risposta sanitaria pubblica alla pandemia, compresa la campagna nazionale di vaccinazione, dimostrando come si dovrebbe fare se vogliamo mantenere tutti al sicuro“, ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi.
“Faccio appello a tutti i Paesi affinché seguano l’esempio e includano i rifugiati nelle loro campagne di vaccinazione alla pari con i cittadini nazionali e in linea con i principi di assegnazione del COVAX“.
La comunità internazionale ha da sempre sostenuto l’equa inclusione dei rifugiati, degli sfollati e delle popolazioni apolidi attraverso la COVAX Facility, un’iniziativa globale che riunisce governi e produttori per assicurare che i vaccini COVID-19 possano davvero raggiungere coloro che ne hanno più bisogno.
I paesi a basso e medio reddito sono stati identificati come paesi prioritari per suddetto sostegno, essendo anche i paesi che ospitano la stragrande maggioranza dei rifugiati del mondo
Nell’ambito del piano nazionale di vaccinazione COVID-19 della Giordania, iniziato questa settimana, chiunque viva nel Paese, compresi i rifugiati e i richiedenti asilo, ha diritto a ricevere il vaccino gratuitamente.
La stretta collaborazione della comunità internazionale e il governo della Giordania, e principalmente col Ministero della Salute, così come la forte adesione dei rifugiati alle misure di prevenzione, è stata fondamentale per limitare la diffusione del virus tra queste popolazioni vulnerabili.
Da quando il primo caso di COVID-19 è stato confermato tra i rifugiati in Giordania nel settembre dello scorso anno, 1.928 rifugiati che vivono nei campi profughi sono risultati positivi al virus. Anche la percentuale di rifugiati con COVID-19 è rimasta bassa, all’1,6 per cento rispetto al tre per cento della popolazione giordana in generale.
Molto deve ancora essere fatto, ma siamo di certo sulla buona strada.
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