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Paesi di intervento
di Adele Cornaglia
Gli impatti delle crisi non sono mai neutrali rispetto al genere, e il COVID-19 non fa eccezione. Secondo gli ultimi dati di UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di empowerment femminile, la pandemia di Covid-19 quest’anno potrebbe spazzare via 25 anni di passi avanti nel campo dell’uguaglianza di genere.
“Tutto ciò per cui abbiamo lavorato, che ha richiesto gli ultimi 25 anni, potrebbe essere perso in un anno”, ha dichiarato alla BBC Anita Bhatia, vicedirettrice esecutiva di UN Women[1]. Non solo le opportunità di impiego e di istruzione potrebbero diminuire, ma le donne potrebbero iniziare a soffrire anche complicazioni alla loro salute mentale e fisica rispetto a quanto avveniva prima del 2020 anche a seguito degli elevati tassi di incidenza di violenza di genere, soprattutto tra le mura di casa, registrati nell’ultimo anno.
Anche in Camerun questa è la realtà quotidiana a cui donne, giovani, anziane e bambine devono far fronte. In totale nel 2020, il 56,4% delle donne in Camerun ha subito violenze emotive e/o sessuali. Ma, come reiterato da Delphine Brun, senior GenCap Adviser di OCHA Camerun, tale violazione è manifestazione della discriminazione pervasiva, sistematica e strutturale che le ragazze e le donne devono affrontare[2]. Infatti donne e ragazze – da sempre sovra-rappresentate all’interno della popolazione mondiale in estrema povertà- continueranno ad essere quelle più colpite nei prossimi anni. Per citare un esempio, al fine di colmare il divario di povertà di genere, tra le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni (una delle fasce di età più colpite), in Camerun sono 44 gli anni necessari stimati dallo studio sulle nuove previsioni sulla povertà commissionato da UN Women e UNDP e condotto dal Pardee Center for International Futures dell’Università di Denver[3].
Pertanto, prevenire la violenza di genere, in particolare quella che avviene a porte chiuse, richiede uno sforzo concertato su più assi: non solo a livello di protezione ma rafforzando l’autonomia socio-economica delle donne e promuovendo empowerment e parità di genere. Secondo la rappresentante di OCHA infatti deve essere chiaro che una vita libera dalla violenza porta beneficio a tutti ma, questo richiede un impegno collettivo che assicuri che le donne abbiano voce in capitolo nel processo decisionale e che sostenga la loro autosufficienza economica. Si tratta anche di mobilitare non solo le donne ma anche ragazzi e uomini per sfidare norme e abitudini nefaste che favoriscono la violenza rispetto al dialogo e al rispetto.
Queste le basi su cui poggia il progetto “ELLE – Entreprenariat Local et Leadership féminin pour l’Egalité des chances” promosso da ARCS ed i suoi partner locali con il cofinanziamento della Delegazione dell’Unione Europea in Camerun. Un’iniziativa che mira a promuovere il ruolo di donne e giovani donne come agenti di sviluppo e di cambiamento nelle proprie comunità, attraverso l’appropriazione dei diritti economici e sociali, l’empowerment, la partecipazione attiva alla vita economica, sociale, culturale, civile e politica del Paese.
Paese, il Camerun, che negli ultimi due mesi si è trovato a far i conti con un rapido incremento del tasso di diffusione del COVID-19. Sono 38 988 i casi confermati allo scorso 9 marzo con 588 morti (OMS et MINSANTE, Camerun), un dato allarmante se si considera che quasi 13 000 casi sono stati diagnosticati solo nell’ultimo bimestre e dove l’accesso alle cure necessarie in caso di complicazioni (macchinari per respirazione, terapie intensive) non è così evidente. Il ministero della sanità locale garantisce depistaggio e cure ai malati di COVID-19 a titolo gratuito dall’inizio della pandemia e, nelle ultime settimane, dopo mesi di silenzio, il governo centrale reitera quotidianamente ai propri i cittadini l’importanza del rispetto delle misure barriera. Nonostante questo i casi continuano ad aumentare in tutto il Paese con forti picchi registrati nelle ultime settimane.
Di fronte a questa situazione e per tutte le motivazioni presentate sopra, l’azione di ARCS in Camerun certo non può fermarsi ma anzi, si rimodella per far fronte a queste nuove sfide. Per questo all’interno del progetto ELLE, il personale ha partecipato ad una formazione (ToT) di sensibilizzazione su prevenzione COVID-19 e tecniche di sensibilizzazione della popolazione sulle misure barriera e, sono stati distribuiti Dispositivi di Protezione Individuale per équipe e partecipanti alle attività. Inoltre, grazie alla sinergia creata con il progetto “ENTER: ENergie rinnovabili e TEcnologie appropriate per l’accesso all’acqua potabile in ambito Rurale”, altra iniziativa promossa da ARCS in Camerun, sono stati realizzati dei lavamani da utilizzare nel corso delle attività realizzate nei differenti comuni coinvolti dall’iniziativa ELLE nella regione dell’Ovest, Est e Adamaoua. Si tratta di particolari lavamani realizzati con materiale facilmente reperibile in loco anche di riciclo dotati di un sistema di potabilizzazione dell’acqua. Azioni dunque a protezione e beneficio del personale ma anche di tutta la popolazione coinvolta.
Infatti, le attività previste dal progetto, che attualmente prevedono incontri di facilitazione e presentazione delle attività con le comunità ed autorità locali, accompagnamento nella creazione di iniziative imprenditoriali per le donne partecipanti incluse donne e giovani donne a rischio/vittime di violenza, vedove e sfollate interne, corsi di formazione, sensibilizzazioni e promozione dei diritti sociali e contrasto alla violenza, sono state dunque rimodulate in linea con le restrizioni vigenti nel Paese ed accompagnate da sessioni di sensibilizzazione sulle misure anti-COVID-19.
In Camerun così come in tutto il mondo la pandemia insieme alle diverse crisi umanitarie presenti nel Paese stanno acuendo disuguaglianze preesistenti, accentuando vulnerabilità nei sistemi sociali, politici ed economici che stanno a loro volta amplificando gli impatti della pandemia. In ogni ambito, dalla salute all’economia, dalla sicurezza alla protezione sociale, gli impatti del COVID-19 sono più forti per donne e ragazze semplicemente in virtù del loro genere.
A pochi giorni dalla giornata Internazionale dei Diritti della Donna è importante ricordare questa realtà, una realtà caratterizzata da molteplici sfide quotidiane esacerbate dalla pandemia , una realtà che ci chiama ad impegnarci ogni giorno al fianco di tutte le donne con le quali collaboriamo affinché nel futuro possano figurare parole come pari protezione e sviluppo dei diritti fondamentali di donne e uomini, di bambine e bambini, pari accesso a opportunità di lavoro, pari possibilità di espressione del proprio potenziale, pari accesso a istruzione e sanità di qualità (ARCS Gender Policy, 2019) .
[1] “Coronavirus and gender: More chores for women set back gains in equality”, Sandrine Lungumbu and Amelia Butterly, 26 Nov. 2020, BBC News website.
[2] « Gender-based violence beyond the crises », Delphine Brun, 11 Dec. 2020, Norwegian Refugee Council website.
[3] “The COVID-19 boomerang effect: New forecasts predict sharp increases in female poverty”, 02 Sep 2020, Ginette Azcona, Antra Bhatt and Serge Kapto. UN Women website.
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