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Paesi di intervento
Ancora un paio di giorni e l’impianto a energia solare per il pompaggio dal pozzo che alimenta il sistema di irrigazione del Centro di Formazione di Chbedda, alla periferia sud di Tunisi, inizierà a funzionare. Il montaggio dei ventisei pannelli fotovoltaici sul tetto del Centro rappresenta un altro piccolo ma significativo traguardo del progetto “SELMA, sostegno all’agricoltura locale, alla microimpresa e all’autonomizzazione delle donne e dei giovani in Tunisia”. Un traguardo che si aggiunge a diversi altri raggiunti in questi giorni: la settimana scorsa è stato venduto (con il sistema dell’asta presso i mercati generali di Bir Kasaa, non lontano dal Centro stesso), il primo raccolto di foraggio: 500 balle vendute in pochi minuti, in un paese che di produzioni di questo tipo ha grande bisogno. Successivamente si é completato il raccolto dell’orzo e a breve si farà quello delle cipolle. Per un terreno che solo pochi mesi fa era incolto e a tratti ridotto a discarica si tratta di grandi cambiamenti. Questa produzioni, per la prima volta dopo anni fanno affluire risorse importanti per perseguire l’autonomia di funzionamento del Centro di Formazione.
L’équipe di progetto ha intanto iniziato il ciclo di consultazioni con le istituzioni interessate, per selezionare i corsi di formazione che (pandemia permettendo) si spera di avviare da settembre. Nello spirito del progetto – che vuole fare di questo Centro un elemento propulsore dei principi dell’agroecologia e dell’alimentazione corretta – i corsi si prevede di organizzarli su due livelli integrati: un livello comune finalizzato a diffondere i principi della gestione ecologica di un’impresa agricola, zootecnica o di trasformazione; un livello specialistico che fornirà le capacità tecniche nei diversi rami selezionati: piccolo allevamento, apicoltura, trasformazione alimentare, olive e olio, e anche un corso in alimentazione e ristorazione, per dare un contributo di qualità alla lotta contro la diffusione del fast food e delle merendine industriali. La prospettiva di genere, con sessioni specifiche di sensibilizzazione sulla condivisione dei compiti familiari, sarà un’altra delle componenti trasversali a tutte le formazioni, per la quale il personale dell’Union Nationale de la Femme Tunisienne, il partner del progetto, ha seguito a sua volta una formazione specifica con l’accompagnamento della Ong italiana Le Nove.
I corsi di formazione saranno soprattutto finalizzati a permettere ai partecipanti di realizzare progetti di impresa nei settori selezionati, progetti che dovranno poter accedere al supporto dei possibili canali di finanziamento a credito, sia pubblici (come le agevolazioni di credito previste dalla Banque Tunisienne de Solidarité – BTS) sia delle istituzioni di microcredito, sia ancora del credito privato o dei diversi progetti che intervengono a sostegno della rete di piccole imprese: la cooperazione italiana, per esempio, ha lanciato di recente il progetto “PRASOC: programma di appoggio al settore privato e all’inclusione finanziaria nei settori dell’agricoltura e dell’economia sociale e solidale”, che prevede proprio un specifica linea di credito a condizioni vantaggiose.
Il progetto “SELMA” sta quindi facendo passi avanti. Le prossime settimane saranno decisive per completare tutta la parte strutturale: i lavori di manutenzione straordinaria dei locali del Centro di Formazione, la creazione e l’equipaggiamento dei laboratori di trasformazione alimentare, l’acquisizione dei nuovi capi animali per il riavvio del piccolo allevamento all’aria aperta.
Il progetto risente ovviamente di qualche rallentamento dovuto alle condizioni generali del paese. A differenza che altrove, qui le conseguenze della pandemia da COVID non accennano ancora a ridursi: i contagi e le vittime sono ancora in aumento, le strutture di rianimazione sono sature e la campagna vaccinale stenta a decollare, mentre le autorità sembrano aver decretato di fatto uno stato quasi da “liberi tutti” in cui le misure restrittive sono deboli e prive di efficaci controlli. Le condizioni finanziarie del paese si fanno ogni giorno più precarie e più urgente si fa la necessità di risorse: difficile pensare che il governo possa permettersi misure più drastiche di contenimento, che rischierebbero di richiedere nuovi sussidi per compensarne i forti costi sociali.
Cinonostante il progetto “SELMA” non é l’unico intervento di ARCS in Tunisia che sta andando avanti.
E’ stato ormai avviato il progetto “INDIMEJ” (“Integrazione”) che con fondi del Ministero degli Interni e una ricca rete di partner prevede attività di formazione, sostegno alla microimpresa, sportelli di orientamento su formazione e lavoro e campagne di sensibilizzazione sulle migrazioni, attività che si concentrano soprattutto sui due poli di Tataouine, dove sono realizzate direttamente da ARCS, e in alcuni Governatorati del nord, dove sono eseguite dalla ONG CIES. A questo progetto si affiancano pure due interventi più piccoli ma simili nelle intenzioni. Uno é realizzato con fondi della Regione Emilia Romagna, in collaborazione con ARCI Modena (responsabile della parte di sensibilizzazione in Italia) e con la Onlus CEFA, che realizza attività simili nel Governatorato di Jendouba; l’altro invece, concentrato su Tataouine, gode del sostegno della Regione Sardegna e del partenariato con la onlus Piccoli Progetti Possibili.
Ha preso avvio da un paio di mesi anche il progetto “ITHACA, Interconnecting Histories and Archives for Migrant Agency: Entangled Narratives Across Europe and the Mediterranean Region”, che vede ARCS Tunisia partner di una ampia rete di enti, il cui capofila é l’Università di Modena e Reggio Emilia, e che ha al suo interno soggetti associativi, come l’Associazione Memorie Migranti, e Università o enti di ricerca di Milano, Parigi, Marocco, Paesi Bassi e Azerbaijan. Il progetto, che ha tenuto il suo evento di apertura online il 26 e 27 aprile scorsi, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, prevede la costruzione di un archivio multimediale internazionale sulle esperienze di migrazione. Nel suo ambito, ARCS Tunisia realizzerà un ricerca sul campo, nella zona di Tataouine.
E, per completare il quadro, prendono avvio in questi giorni le attività sul campo del progetto “BEFORE YOU GO”, finanziato anch’esso dal Ministero degli Interni, nell’ambito del FAMI – Fondo Asilo e Migrazioni. A breve, una campagna condotta anche con spot radiofonici lancerà a livello nazionale (come negli altri quattro paesi oltre la Tunisia su cui il progetto interviene) l’informazione sulle opportunità di formazione offerte dal progetto e destinate a persone che intendono fare richiesta del visto per l’ingresso in Italia per motivi di lavoro, per formazione o per ricongiungimento familiare.
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