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Paesi di intervento
di Matteo Sirgiovanni, collaboratore ARCS
Come abbiamo avuto modo di imparare in Europa in questi mesi, la strategia di contrasto alla pandemia si compone di due essenziali elementi: quello delle misure volte a garantire il distanziamento fisico e quello delle politiche vaccinali.
Cuba ha, fin da subito e senza tentennamenti, attuato una chiusura delle frontiere e introdotto severe misure di limitazione degli spostamenti.
I “costi” sociali ed economici sono stati (e saranno) piuttosto elevati: l’isola ha ormai da molti anni fondato una parte importante della propria economia sul turismo, che allo stesso tempo garantiva anche la circolazione di valuta forte.
Tuttavia la strategia di contenimento dei contagi si è rivelata vincente: mentre in Europa la pandemia raggiungeva numeri altissimi in termini di contagi e vittime, Cuba per mesi ha avuto poche decine di nuovi casi giornalieri. Ciò ha portato ad una riapertura degli aeroporti tra novembre e dicembre, con un contestuale allentamento delle misure restrittive. Il risultato, purtroppo, è stato il progressivo aumento di casi (di cui molti “d’importazione”).
Alla luce dei nuovi dati, c’è stata a febbraio una nuova stretta.
ARCS, data la sua presenza sul territorio cubano e i legami stabiliti nel corso degli anni con i propri partner storici e i beneficiari dei progetti, ha cercato di svolgere la propria parte nel migliore dei modi. Prima di tutto riducendo al minimo l’impatto della pandemia e delle misure di contrasto alla stessa sui progetti in corso, anche mediante lo sviluppo di nuove forme di partecipazione a distanza (prevalentemente on line e tramite l’utilizzo dei social, nell’ambito del progetto INNOVACuba). Inoltre, nel rispetto dei valori di solidarietà e cooperazione, ARCS ha fornito circa 100 termometri digitali (in accordo con il Ministero della Cultura Cubano, con il quale si sta avviando il progetto Casa de Todos) per permettere alle scuole d’arte de L’Avana di poter ricominciare in sicurezza l’anno scolastico, 20.000 metri di tela per la produzione di mascherine, 2500 guanti speciali per l’igienizzazione dei locali, e tecnologia per la produzione di elementi di protezione (un tagliatore laser e una piegatrice automatica).
Come abbiamo già accennato all’inizio, parallelamente a queste misure, Cuba ha fin da subito deciso di investire strategicamente sulla sperimentazione e produzione dei di vaccini. Dietro questa scelta ci sono vari fattori: l’opportunità di rendersi indipendenti dalla grande distribuzione (Cuba ha tra l’altro rinunciato a ricorrere al programma Covax dell’ONU), la decisione di puntare sulla biotecnologia cubana che in materia di vaccini gode di una certa autorevolezza e tradizione (basti pensare che produce circa l’80% dei vaccini “obbligatori” somministrati sull’isola), la possibilità di poter occupare una parte di mercato visti i costi di produzione relativamente bassi.
I vaccini in sperimentazione sono sette, due (Soberana 02 e Abdala) quelli che ad oggi hanno concluso la terza fase. Per questi ultimi, pur mancando ancora la validazione formale da parte dell’agenzia nazionale del farmaco (potrebbe esser questione di settimane se non di giorni), da circa un mese il governo ha approvato un utilizzo “emergenziale” riguardante varie categorie e zone a rischio (L’Avana su tutte) in grado di coinvolgere una larga fetta di popolazione. Cuba si pone l’ambizioso obiettivo di poter così vaccinare il 70% della popolazione entro fine agosto. Obiettivo sì ambizioso, ma anche possibile da raggiungere. Almeno giudicando dal ritmo registrato in queste prime settimane. I numeri sembrano essere infatti piuttosto incoraggianti, se consideriamo che al 12 giugno risultavano essere già 1,9 milioni le persone vaccinate con almeno la prima dose di uno dei due vaccini, per un totale di 3 milioni di dosi somministrate.
In questa adesione massiccia alla campagna vaccinale, risulta assolutamente decisiva la struttura della medicina territoriale nazionale: tutti i consultori medici territoriali sono coinvolti, sia per quanto riguarda la parte logistica e sia per quanto concerne la possibilità di fornire anamnesi dettagliate e approfondite alle cubane e ai cubani in fila per ore.
Questa ultima fase (denominata di “intervención sanitaria”) è successiva alle prime prove cliniche che hanno visto la somministrazione di 149364 e allo “studio d’intervento” (che ha coinvolto i lavoratori e le lavoratrici della salute) per un totale di 428259 dosi somministrate.
Affinché questi numeri confortanti sulla campagna vaccinale si tramutino in una diminuzione progressiva di contagiati e ricoverati servirà ancora tempo, sicuramente qualche settimana.
Nella speranza che questa rappresenti una spallata realmente decisiva alla pandemia, permettendo così all’isola di poter ripartire e di poter affrontare con maggiori mezzi le altre decisive sfide che l’attendono.
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