04Ottobre2021 Cuba si prepara a ripartire e non solo dal turismo

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di Federico Mei, Coordinatore progetti Cuba

Con la crisi che morde e una economia che fatica a trovare soluzioni in grado di bypassare i mille blocchi, limitazioni e trabocchetti che l’embargo statunitense impone, aumentati anche nel corso della maggiore crisi sanitaria mondiale degli ultimi 100 anni, Cuba avvia una lenta riapertura dopo aver affrontato la peggior ondata di contagi COVID dall’inizio della pandemia.

Da gennaio 2021 infatti, il Paese ha assistito ad un progressivo aumento del numero dei malati che tra luglio ed agosto è arrivato a sfiorare anche i 10mila casi giornalieri creando non pochi problemi al sistema sanitario nazionale soprattutto in alcune provincie dove l’impatto è stato particolarmente cruento. Il Paese, come già dimostrato in altre occasioni (uragani), non si è scomposto e, anche grazie anche alla solidarietà internazionale, è stato in grado di domare gran parte dei focolai tanto che oggi, proprio le provincie più colpite (Matanzas, Cienfuegos e l’Avana), sono le prime a riaprire ristoranti, spiagge, centri sociali e a breve scuole e centri culturali come le Case della Cultura sostenute da ARCS con il progetto “La Casa de Todos” e una campagna di raccolta fondi per acquisire kit di prevenzione e garantire una riapertura in sicurezza.

La data più attesa, anche con un po’ di timore da parte della popolazione, è quella del 15 novembre quando verranno tolte le restrizioni agli ingressi internazionali e si spera così di poter riattivare in fretta il settore turistico, uno dei principali dell’economia pre-pandemia (10% del PIL 2019), che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone tanto nel settore statale che in quello privato.

Ma andiamo per ordine. Da gennaio, con l’aumento esponenziale dei casi, che i più ritengono causato dai turisti internazionali arrivati a fine 2020 (fino a dicembre non vi erano limiti e si poteva entrare semplicemente con una tampone negativo), il Comitato di Difesa Nazionale (organo responsabile di gestire l’emergenza COVID) aveva dichiarato uno stretto lock down, paragonabile alla nostra zona rossa,  che si è protratto fino ad oggi.

Nel frattempo, ad aprile, è stata avviata la campagna vaccinale utilizzando uno dei vaccini sviluppati dai ricercatori cubani, ABDALA, che aveva mostrato un tasso di efficacia superiore al 92% e del quale ne era stato approvato l’uso in emergenza. Successivamente sono stati approvati anche gli altri due vaccini in sperimentazione, SOVRANA II e SOVRANA PLUS.

Con quasi il 50% della popolazione totale vaccinata, più di 9 milioni di persone che hanno già ottenuto la prima dose e circa 6,5 milioni la seconda, Cuba ha avviato, prima al mondo, la vaccinazione dei minori fino ai 2 anni e prevede di concludere il processo vaccinale di tutta la popolazione entro fine anno.

Se in un primo momento erano stati avanzati dubbi sull’efficacia dei vaccini cubani visti i numeri crescenti del contagio (ma pochi si soffermavano a fare un ragionamento serio sull’influenza delle varie varianti del virus così come sulla differenza dello schema vaccinale cubano dai più noti pfizer o moderna) i dati stanno dando via via ragione agli scienziati cubani: anche l’OMS sta valutando i 3 vaccini cubani per il riconoscimento a livello internazionale. Tra i vari dati e indici il più rappresentativo è sicuramente il tasso di mortalità: a fronte di un numero crescente dei decessi giornalieri, che aveva destato stupore e preoccupazione nel corso dei mesi estivi, rimane tra i più bassi al mondo con uno 0,85% contro l’ 1,6% degli USA o il 2,8% dell’Italia.

Nel frattempo sono stati stipulati i contratti per le prime forniture dei vaccini cubani a paesi terzi come Venezuela, Iran e Vietnam. Non si parla ancora di prezzi visto che questi contratti fanno parte di accordi di co-produzione e non di semplice vendita, ma non sono pochi gli esperti internazionali che vedono nei vaccini cubani l’unica speranza per i paesi più poveri, fino ad oggi in gran parte esclusi dalla possibilità di acquisire grandi quantità dei ben più noti vaccini Pfizer, Moderna o JJ.

Anche nel settore dell’economia ci sono delle importanti novità. Dopo due anni di gestazione è stato infatti dato alla luce il decreto che stabilisce le regole per l’avvio di piccole e micro imprese (ne sono già state approvate 33) così come la possibilità, anche per i privati, di poter importare direttamente prodotti e materie prime. È presto per valutare gli impatti di queste iniziative. I principali dubbi riguardano l’eccessiva burocrazia che ha sempre accompagnato ogni iniziative di apertura messa in campo negli ultimi anni.

Tuttavia la crisi economica, che ha portato con se scarsità di prodotti di prima necessità, lunghe file nei punti di vendita, diminuzione del potere di acquisto e un certo malcontento di parte della popolazione, impongono un deciso aumento di efficienza, così come riconosciuto dallo stesso governo, aspetto che ha spesso “affossato” le riforme messe in atto in questi ultimi anni.

Intanto le strade de l’Avana cominciano a riprendere vita, e, anche se l’inflazione spaventa, forse anche più del COVID, non sono pochi a scommettere su un rilancio della maggiore delle Antille dopo questi due anni che hanno fatto tornare alla mente gli spettri del Periodo Especial, a cui nessuno chiaramente vuole tornare.

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