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Paesi di intervento
di Marta Pianta volontaria all’interno del progetto ESC ” Asylum Seeker Integration in Epirus Society”
Sono stata volontaria in Grecia, presso Youth Centre of Epirus, dall’agosto 2021. Anche se non era la mia prima esperienza di educazione non formale con minori, è stata sicuramente tanto una sfida quanto un’esperienza appagante.
Una sfida perché di fronte alla barriera linguistica, alla permanenza temporanea dei ragazzi e delle ragazze, alla loro delicata fase adolescenziale, combinata con un passato difficile, ho dovuto (insieme ai miei colleghi e colleghe volontari) trovare modi alternativi e creativi per catturare la loro attenzione ed il loro interesse.
Ma una volta superate queste difficoltà, la strada è stata (più o meno) tutta in discesa e ci ha permesso di cogliere preziose informazioni su di loro: sport preferito? Impegno scolastico? Disegno o ballo? Manualità? Conoscere la risposta a queste domande ci ha dato la possibilità di imparare qualcosa di nuovo da loro: giocare a cricket, fare un aquilone, o avere uno scambio sul proprio libro preferito.
Ricordo i miei primi giorni alla struttura, che tutti chiamiamo ‘Hotel’, dove sono ospitati questi ragazzi. Non sapevo bene da dove cominciare, e cosa dire dopo “Ciao, sono Marta dall’Italia“, soprattutto con chi era poco estroverso. In quel momento mi sono pienamente (e spaventosamente) resa conto che nulla era scontato con loro. Né la loro presenza nel salone, né un saluto. Non hanno bisogno di noi come un bambino di 10 anni. Così ora potete immaginare l’orgogliosa Marta interiore che ridacchiava per un inaspettato e caloroso “ciao Marta, come stai?” da parte di un ragazzo evasivo; o quando uno di loro mostrava interesse per l’attività che proponevamo; o ancora quando ci chiedevano di fare qualcosa che amavano. Mi ha fatto piacere vederli immersi in un’attività, notare un campo affollato o tante teste intorno al tavolo. Ho sempre accettato volentieri l’invito a giocare a qualsiasi sport anche se erano ben consapevoli delle mie scarse abilità.
Nonostante tutto l’allenamento, purtroppo non sono migliorata nel calcio o nel cricket. Ad ogni modo, ho imparato molto in questi 7 mesi. E visto che nulla è stato dato per scontato, sono ancora più orgogliosa del risultato di questa esperienza, delle relazioni che si sono strette, di quelle rimaste fragili e che probabilmente finiranno una volta che non avrò più l’occasione di battere il pugno al mio arrivo all’Hotel.
A tutti loro auguro il meglio, di trovare un ambiente accogliente nel quale possano mostrare la cura, l’ingegno, la passione, la generosità che ho intravisto.
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