24Maggio2022 Ucraina: la storia di Sasha

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di Matteo Sirgiovanni

Sasha ha 40 anni. Originario di Donetsk, nel 2010 si trasferisce a Dnipro dove conosce la moglie. Nel 2014, dopo lo scoppio del conflitto tra il governo centrale ucraino e le repubbliche russofone, Sasha abbandona la sua attività di pubblicitario per aprire dopo pochi anni una pizzeria poco distante da Dnipro.

In seguito all’invasione russa, la situazione precipita. Il 30 marzo, Sasha e il suo nucleo familiare viene a sapere che di lì a due giorni, la carovana StopTheWarNow sarebbe ripartita per l’Italia. Avvalendosi della possibilità di potersi sottrarre alla coscrizione a causa di problemi di salute, decide di salire sul pullman insieme alla moglie e ai figli ed affrontare il lungo viaggio. Dopo pochi giorni, la città di Dnipro verrà duramente colpita dall’aviazione russa e vedrà la distruzione di abitazioni e infrastrutture.

La carovana li condurrà all’Hotel Marriott, dopo 40 ore di viaggio. Questa struttura di prima accoglienza, una di quella messe a disposizione da Comune di Roma e Regione Lazio, viene coordinata volontariamente da ARCS, Arci Solidarietà e MSF.

Qui la famiglia di Sasha, con ancora negli occhi le immagini della guerra, troverà per alcune settimane ospitalità. Al Marriott tutti cercano di fare squadra e superare le iniziali difficoltà, ma la situazione è complicata dai traumi della guerra, dalla non conoscenza del sistema di accoglienza italiano e banalmente dalle difficoltà di dover condividere uno spazio (non soltanto ambientale) con altre persone. Spazio in cui tutti, chi più e chi meno, necessitano di un aiuto.

Le richieste degli ospiti ucraini che risiedono nelle stanze della struttura sono sempre le stesse. Le stesse di tutti gli esseri umani che scappano da una guerra, che esercitano il loro sacrosanto diritto di fuggire dalle bombe che cadono sulla propria testa, sulle scuole e gli ospedali: intervento sanitario (una larga fetta di loro soffre di patologie anche gravi), assistenza nell’iter di ottenimento della protezione internazionale, imparare l’italiano anche per poter assicurare ai bambini e alle bambine una continuità didattica, beni di prima necessità.

In questo contesto, la famiglia di Sasha trova il modo di non farsi travolgere dalla routine delle settimane in hotel: un giorno al mare, un altro giorno in gita tra Colosseo e Pantheon, le lezioni d’italiano, il tragitto che dall’hotel porta al capolinea più vicino compiuto facendo in modo di sfuggire all’incertezza di quei giorni, provando così a immaginare un futuro di pace e serenità.

Da quasi un mese, il loro nucleo è passato alla seconda accoglienza. Adesso vivono in un appartamento e passo dopo passo, possono ricominciare a progettare il futuro.

Vogliamo restare qui, goderci il dono della vita e aiutare gli altri”. Il 14 maggio, in occasione della cena organizzata da AOI e Arci Solidarietà per sostenere la carovana StopTheWarNow, Sasha ha finalmente potuto mettere a disposizione le sue capacità, sfornando ottime pizze per tutti i partecipanti.

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