16Settembre2022 Havana, Oltre il giardino

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di Marco Boriglione, volontario nell’ambito del Servizio Civile Universale a Cuba

Sin dal primo giorno mi sono detto che avrei dovuto dire di sì ad ogni proposta che mi avrebbe fatto L’Havana. Così è stato. Congiuntamente agli impegni del servizio civile, ho passato un mese esplorando in solitaria molti angoli della città, luoghi di esposizioni artistiche, musica dal vivo, teatri. Ma anche quartieri meno centrali, case di persone dislocate lontano in zone diverse, luoghi istituzionali.
Mi è un po’ mancato condividere tutto questo disvelamento assieme ad altre persone, ma ci può stare… ho comunque sviluppato, anche se da solo, un’enorme quantità di emozioni inedite.

Ho camminato tanto, un po’ perché è un’ottima forma per osservare i dettagli, un pò perché sono stato più titubante del dovuto ad immergermi nel calderone dei mezzi pubblici cubani.
Qua tutti dicono “el trasporte està fatàl” (“è ridotto malissimo”), soprattutto dopo il Covid. Ed effettivamente negli orari di punta i bus (costo: 2 pesos, praticamente quasi nulla) sono colmi di gente ed il caldo non aiuta durante la traversata. Per questo motivo molti cubani preferiscono affidarsi ai routeros (costo: dai 5 ai 15 pesos) ossia dei pulmini gialli che sono dei taxi condivisi che effettuano percorsi fissi e possono portare circa 15 persone. Però non sempre si riesce a trovare posto. E infine ci sono gli Almendrones (costo: a partire da 50 pesos), ossia le macchine d’epoca tipiche dell’immaginario collettivo che accompagna Cuba. Anche loro effettuano dei percorsi precisi e può capitare di condividere il viaggio con altre 4-5 persone che scendono o salgono durante il tragitto.
In tutti i mezzi di ciascuna categoria si sente la musica e devo ammettere che è una piacevole compagnia durante il viaggio.

Ebbene nonostante le titubanze iniziali adesso posso dire di padroneggiare piuttosto bene gli spostamenti dentro la città, ho un idea chiara di tutti i costi e quindi posso anche capire quando cercano di farmi pagare più del dovuto…come è accaduto (qualche volta) durante i primi giorni. Inoltre mi piace molto muovermi ed utilizzarli perché sono sempre un piccolo contenitore di costumi, abitudini, discorsi che la città esprime. Per di più, riflettendo a margine… non mi sembra così diverso o così tanto inefficiente rispetto ai tempi di attesa od alle possibilità che vengono offerte dal servizio pubblico a Roma in moltissime zone e circostanze.

Roma appunto…  il mio trasferimento fisico in un Paese così lontano ha anche portato ad alcune riflessioni. Per la prima volta sono una persona categorizzata: per quanto sia riuscito a conoscere persone del posto ed a relazionarmici è sempre dietro ogni angolo di questa città la spinta ad essere visto come l’europeo che vive “meglio”, o come “l’italiano turista”, che non ha certo una buona fama ed alcune scene visibili alla luce del sole mi dimostrano il perchè.

Bene io comprendo le cause di questi pregiudizi… ed in parte li accetto. Allo stesso tempo però mi permettono di dare ancora più valore ai comportamenti di alcune persone che sto conoscendo, le quali nonostante tutto, riescono con me ad andare oltre tutto questo… ed a vedermi semplicemente come Marco, che si muove dentro la città, scoprendola. È una bella lezione, la loro. Da riportare e condividere al mio rientro a Roma.

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