22Settembre2022 Tunisia: un paese nostalgico e scandito dalla smania di cambiamento

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di Alice Sardo, volontaria del Servizio Civile Universale in Tunisia

La prima cosa che ho notato quando arrivai a Tunisi fu che tutto era diverso: le mie aspettative, i miei schemi mentali, forse troppo rigidi, o forse solo inadeguati, la mia curiosità e il mio stile di vita, desideroso di cambiare, ma al contempo restio.

I rumori della città, gli odori, gli sguardi interrogativi, i palazzi decadenti e la smisurata accoglienza delle donne con le loro prelibatezze culinarie sono i miei quotidiani punti di vista che fanno crollare i desideri di stabilire una routine ad orari. In Tunisia non ci sono orari definiti per un caffé, per un bus e neppure per un sorriso, la spontaneità con la quale la vita di tutti i giorni si palesa mi mette a volte a disagio, fa crollare i miei ritmi e mi offre qualcosa che mi soddisfa anche spazientendomi.

Il progetto in cui sono coinvolta mi connette enormemente al mondo delle donne che lavorano in contesti rurali, che provano a tirarne fuori un reddito mettendoci la passione di chi la terra la conosce da tempo, e che quella terra vuole coltivarla, non lasciarla, come invece tantissimi giovani in città vorrebbero fare per via della disillusione e di una rivoluzione che non ha distribuito i frutti sperati.

Sono le donne a spiazzarmi di più: tante non sono alfabetizzate, parlano poco francese ma mi invitano nelle loro case a farmi vedere cosa hanno imparato grazie alle formazioni di agroecologia del progetto e si mostrano grate anche a me, che invece vedo loro come la virtuosa e potente forza del cambiamento, dimenticando per un attimo il lavoro che c’era dietro: un ufficio, dei documenti, la burocrazia, la crisi ambientale che la Tunisia attraversa claudicante e che complica la quotidianità delle attività.

Un giorno, tornando a casa, un tassista mi disse che la rivoluzione tanto sofferta non fosse servita a nulla, che la nostalgia di qualcosa che ancora la Tunisia non aveva sperimentato era costante ma che alla fine della giornata sarebbe tornato a casa dalla moglie e dai figli, e che là si concentrava la sua forza.

Ed è questa l’immagine più bella che ad oggi conservo quando penso al Paese in cui mi trovo, tanto fragile quanto forte nel suo saper rimanere e nel supportarsi.

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