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Paesi di intervento
di Elisa Ginevra Giacomelli, volontaria di Servizio Civile Universale in Camerun
Come in molte altre parti del mondo, anche in Camerun si è celebrata a inizio Ottobre la “Journée internationale de la fille”. Una giornata volta a richiamare l’attenzione sui diritti di bambine e giovani donne, che costituiscono una categoria particolarmente vulnerabile: i bambini e le bambine, non dovrebbero essere i garanti dei propri diritti fondamentali, al contrario la loro tutela dovrebbe risiedere nelle mani degli adulti.
La ricorrenza, qui in Camerun, è stata largamente pubblicizzata, con il coinvolgimento di enti statali e non, organizzazioni internazionali e della società civile, tra cui anche ARCS, con il progetto ELLE, che hanno organizzato diversi eventi e contribuito a diffondere il messaggio che i diritti delle bambine non sono diritti di seconda categoria.
Può sembrare banale o scontato, ma visti i dati sul numero di matrimoni precoci, in lento ma costante aumento, la diffusione di questo messaggio è di estrema rilevanza.
Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), sono infatti più del 30 per cento le giovani camerunesi che si uniscono in matrimonio prima dei 18 anni; l’11 per cento delle quali si sposa prima dei 15 anni. Una su 10.
Ad aggravare la situazione e far crescere questo dato, già di per sé non incoraggiante, ha contribuito il fattore Covid-19: l’insicurezza economica esacerbata dalla pandemia e la chiusura obbligatoria delle scuole sono tra gli elementi che negli ultimi due anni hanno portato ad un aumento a livello globale nel numero di matrimoni forzati e di casi di violenza contro i minori.
Il diritto camerunese fissa l’età minima per sposarsi a 15 anni per le donne e 18 per gli uomini (Ordinance No. 81-02, 29 June 1981, Art. 52, par. I), va, tuttavia notato che il Paese ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che stabilisce 18 anni, come età minima per sposarsi, per entrambi i sessi. Poiché il diritto internazionale in linea di principio prevale sulle leggi nazionali, la Convenzione dovrebbe fissare lo standard.
Tra la teoria e la pratica, tuttavia, c’è di mezzo un abisso. Come l’attivista camerunese Aissa Doumara fa notare, è difficile porsi “contro il matrimonio precoce e forzato senza essere accusati di distruggere la cultura”. In pratica, ci si scontra quindi con una realtà in cui la pena per matrimonio forzato (fino a 10 anni) raramente viene applicata e dove i diritti di bambine e giovani donne non sempre vengono tutelati.
È quindi, importante mantenere accesi i riflettori su un tema così importante, far sì che la tutela dei diritti fondamentali di bambine e giovani donne rimanga al centro del discorso sui diritti umani e non lasciare che svanisca con il concludersi della Giornata Internazionale in Camerun come nel resto del mondo.
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