di Laura Coppi, volontaria di Servizio Civile Universale a Cuba
Apagón. Non c’è una parola in italiano in grado di restituire il significato esatto di questo termine. Blackout.
Quando tutto diventa nero, si spegne la luce: non c’è più energia elettrica, un bene molto prezioso, la cui gestione spesso racconta molto della politica di uno Stato. Il consumo di energia elettrica è direttamente proporzionale al benessere di una popolazione, nelle nostre città è ormai alla base di qualsiasi attività al punto che non immaginiamo più come possa essere vivere in condizioni di povertà energetica.
Nell’ultimo periodo, questo tema è tornato ad essere centrale, a causa delle attuali condizioni geopolitiche. Siamo stati costretti a ripensare il modo in cui procurarci elettricità, a come provvedere a questo bisogno. Mi immergo in queste riflessioni nell’oscurità de L’Avana. Qui, tutta l’isola ha scadenze programmate, convive con l’assenza della corrente di giorno, e questo rende difficile alle persone lavorare, ma anche di notte, quando il caldo umido, tipico di queste zone, attraversa tutta la città.
A me piace il buio de L’Avana, mi sento sicura e non ho paura. Posso spiare la città, addentrarmi nelle storie delle persone che sostano fuori dalla porta della propria casa. Molti sperano in un po’ di fresco, altri si fermano a chiacchierare con il vicino, altri invece, rimangono in silenzio, ad ascoltare i rumori del quartiere sotto la luce sola delle stelle.