
11
Paesi di intervento
di Cloé Gosparo, volontaria di Servizio Civile Universale in Tunisia
“Ça va lenna, khouya!” “Qui va bene, caro!”
Ogni tanto, a tempo perso mi piace prendere un taxi collettivo e sfrecciare per prendere un po’ di vento che entra dai finestrini aperti con le tende che sventolano, quasi sembra che si stacchino. Mi piace prendere i taxi collettivi per ascoltare i passeggeri parlare. Adoro le loro frasi spontanee e brevi che riesco a capire finalmente dopo tre mesi di vita in Tunisia.
I taxi collettivi sono dei mini van gialli con una banda blu sulla fiancata che possono trasportare da otto a nove persone dal centro città alle sue periferie. Spesso i sedili cigolano e si muovono a ogni dosso, il che rende tutto molto più folcloristico. A volte alla radio ascoltiamo la preghiera, altre guardiamo la partita sul telefono dell’autista, altre ancora rimaniamo in silenzio, immersi nei nostri pensieri. A Tunisi, io e i miei colleghi conosciamo l’incrocio in cui i taxi collettivi stazionano per poi sfrecciare verso il nostro quartiere. In un minuto il taxi si riempie e con una casualità organizzata si ferma lungo la strada. La sua corsa sfrenata viene ogni volta interrotta da un “ça va lenna !”, a questo punto l’autista con una prontezza ammirevole inchioda e si ferma in un nano secondo nel punto richiesto.
Lo stesso principio si applica con i louages : dei van di colore bianco che sfrecciano su lunghe distanze e collegano le città principali. Salire a bordo di questi mezzi di trasporto mi da sempre un senso di leggerezza e libertà.
È proprio sfrecciando che si possono cogliere vari scorci della Tunisia. Un giorno sulla strada verso Nabeul o Neapolis, antica colonia greca, poi romana e oggi città delle ceramiche decorate, ci siamo fermati nel mezzo del nulla. Il conducente scende senza dire niente, seguito dai passeggeri. Straniti, notiamo che alla nostra destra c’è una piccola radura con un forno tabouna. Si tratta di un forno a tumulo in cui il pane, chiamato anch’esso tabouna, viene fatto cuocere sulle pareti del forno.
Una signora scesa assieme al conducente compra del tabouna, e ce lo offre. Ancora caldo e arricchito con semi di sesamo nero e finocchio lo assaggiamo, mentre riprendiamo il nostro viaggio. In una curva rallentiamo bruscamente, delle caprette belanti stavano attraversando in gruppo.Proseguiamo e lungo l’autostrada un signore con in mano un camaleonte, cattura la nostra attenzione. Purtroppo questi animali vengono venduti in Maghreb, in quanto, la credenza popolare vuole che siano ottimi per preparare pozioni magiche.
Ultimo tratto e poi “sbarchiamo” in centro. “Ça va lenna!”, sentiamo. Scendiamo anche noi come se scendessimo dalla groppa di un cavallo che ha finito il suo galoppo nelle praterie. Ci accorgiamo che “qui va bene” anche per noi. Scendendo dal louage, vediamo che il suolo è cosparso di bacche ammaccate, alziamo la testa: le palme sono piene di grappoli. È la stagione dei datteri.
Paesi di intervento
Progetti
Operatori locali