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Paesi di intervento
di Alice Sardo, volontaria di Servizio Civile Universale in Tunisia
Un mercoledì pomeriggio, dopo il nostro consueto orario di servizio civile, decidiamo di prendere un taxi collettivo e di andare, per l’ennesima volta da quando siamo in Tunisia, a visitare la Medina.
La Medina di Tunisi è l’unico posto che mi sembra di non aver mai visitato, ed è per questo che non mi stanca mai.
C’è la familiarità dei commercianti che ci invitano ad entrare nei loro negozi destreggiandosi in tutte le lingue del mondo, con spesso scarsi risultati. Sorridiamo ed andiamo avanti, non siamo qui per comprare oggi, ma solo per saziarci di nuovi vicoli, case bianche e gatti curiosi.
Attraversiamo in fretta catturate dal vocio di commercianti e acquirenti, le vie più battute e ci dirigiamo senza meta verso vicoli più sconosciuti, meno familiari.
Tutti ci sorridono e ci danno indicazioni non richieste verso café turistici o ristoranti. Noi convinte di sapere dove andare, proseguiamo dritto. Ci ritroviamo in una zona della Medina, senza negozi, come nessun turista potrebbe immaginare, con la gente che ci vive ogni giorno e la sente casa, mentre per noi è scoperta. Piccoli bar frequentati da soli uomini anziani agli angoli delle stradine si sussuegono e raramente incrociamo qualche bottega di prodotti locali; non è la Medina che conosciamo. Sentiamo odori e rumori di piatti, di spezie, di chi è indaffarato con la preparazione della cena, e ha come sottofondo un labile rumore di un canale televisivo scelto a caso, come noi quei vicoli. I bambini giocano per strada con un pallone, urlano, si schierano, litigano e poi si riappacificano ricreando nuove alleanze.
Negozietti con tende velate nascondono piccolissime stanze che servono da parrucchiere per sole donne del quartiere. Le donne tunisine adorano prendersi cura del proprio senso estetico, e noi rimaniamo benevolmente colpite e quasi gelose di quel senso di comunità e di familiarità femminile. Mi sembra che quella parte della Medina rispecchi una società molto unita, una grande casa, di cui anche noi vorremmo far parte.
Questa duale sensazione di sentirsi a casa senza mai esserlo davvero, ci mantiene stimolate da quando siamo arrivate in Tunisia e la Medina è l’emblema delle nostre percezioni. Ci andiamo volutamente. Andiamo per sentirci ormai a nostro agio, ben accolte e sempre guidate dal savoir-faire locale e della tipica accoglienza di questo paese. Ma sappiamo anche di essere costantemente messe a nudo davanti alla realtà e alla diversità che l’adattamento ad un altro posto comporta: saper stare bene ovunque senza mai perdere la curiosità di andare oltre i vicoli già conosciuti.
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