14Novembre2022 L’abito di una città

Condividi

di Laura Coppi, volontaria di Servizio Civile Universale a Cuba.
Il nostro occhio è come una macchina che attraverso le diverse frequenze della luce interpreta la realtà che ci circonda secondo i nostri parametri. Lo stesso fa il cellulare, attraverso la fotocamera. Uno strumento costruito in modo tale da poter elaborare le immagini che costruiscono la nostra realtà. É un filtro molto stretto che corrisponde ad un linguaggio di programmazione preciso. Non esiste ambiguità.
Questo influenza la nostra vita quotidiana, dove tramite i social network, partecipiamo al mondo se le “macchine” sono in grado processare i nostri dati e anticiparci tramite un algoritmo. E non solo. Orienta anche la progettazione delle moderne “smart cities”, realizzate in maniera tale che gli edifici fisici corrispondano ad una funzione e abbiano una propria identità visiva per cui non possono confondersi.
I nostri centri storici sono ormai pieni di attrazioni turistiche temporanee e inadatte alla vita di tutti i giorni, ai bisogni della quotidianità.
Queste sono state alcune delle suggestioni emerse durante le conferenze del Prof. Enrico Parisio, a L’Avana, per introdurre il concetto di rigenerazione urbana.
Occupare uno spazio, convivere, condividere. Le persone che vivono un territorio ne rappresentano la sua più profonda identità e ricchezza, grazie a tutte le loro sfaccettature. Una città non è bella solo per i suoi edifici o per gli efficienti mezzi di trasporto, né per ricchezza procapite o offerta di lavoro. Una città è bella quando riflette un sogno.
È proprio il professore a sottolinearlo, “senza utopia non esiste la città”. La maestosità delle città antiche deriva dalla concezione con cui venivano costruite, i loro costumi e sogni. Arrivare agli dèi e rispettare i morti.
Le città ci superano, sopravvivono, sono immortali tanto da creare stupore e senso di magnificenza anche quando abbandonante o i ridotte a resti archeologici. Occupiamo la terra per poco tempo e l’organizzazione dello spazio condiviso rispecchia le aspirazioni della società che vive quel territorio, una comunità che costruisce e restituisce. Questa è l’unica via che hanno gli uomini per superare la loro condizione mortale. Realizzare qualcosa che sia eterno.
Condividere. Non basta abbellire la facciata o riempire le città di locali e negozi di grandi marchi e catene. Bisogna, condividere gli spazi, per ritrovare una dimensione di incontro. Questo accade con la partecipazione attiva di chi vive la città.
paesi d'intervento

11

Paesi di intervento

progetti

250

Progetti

operatori locali

500

Operatori locali

Iscriviti alla newsletter

Come usiamo i fondi

8%Alla struttura

92%Ai Progetti