28Novembre2022 Il cinema tunisino: emblema di modernizzazione e tradizionalismo

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di Alice Sardo, volontaria del Servizio Civile Universale in Tunisia

Tunisi è una città culturalmente vibrante, pullula di giovani e dei loro talenti, del loro modo di vivere un paese che ha attraversato diverse crisi, rivoluzioni e cambiamenti politici. Il cinema è una forma di espressione e di protesta che fa respirare e trapelare gli animi soprattutto dei più giovani, dilaniati da un senso di amore per il proprio paese e uno di distacco e di voglia di cambiarlo, o a volte di lasciarlo.

Con i miei colleghi del servizio civile ogni martedi, dopo il corso di arabo tunisino, abbiamo l’abitudine di andare a vedere un film tunisino, anche se i tunisini adorano il cinema italiano e molti guardano ancora la televisione italiana. Anche da un punto di vista cinematografico, la Tunisia rispecchia tanto l’eterogeneità delle sue tradizioni e della sua apertura: il corso della storia risente delle tracce che Bourguiba ha lasciato, modernizzando il paese, ma tramandando anche un lascito tradizionale che si è opposto e ha resistito.

Il film che abbiamo visto, Sous les figues, è un calzante esempio di questa macchia d’olio di eterogeneità che nello svolgimento di eventi, lenti e monotoni, in realtà sprigiona nella rappresentazione della femminilità, tutte le contraddizioni di una società che resiste alla modernizzazione, ma anche di una parte, giovane e ribelle, che ne soffre e vuole ribaltarla. L’aspetto che caratterizza questo dualismo in Tunisia è la pacifica convivenza di due aspetti del paese che non si sposano ma che si incontrano e dibattono. Tra una generazione ed un’altra ci sono grandi differenze nel pensiero politico, nella concezione delle differenze di genere e di ruoli, nel futuro economico del paese, e queste incongruenze sono spesso riassunte nella differenza del codice di abbigliamento.

Il cinema è la semplificazione del desiderio di espressione e apertura che la Tunisia fatica a concedere, spesso indietreggiando sotto la storica nomea di avere comunque il primato tra i paesi del Maghreb per modernità e libertà di espressione. È un modo per mettere a nudo il tradizionalismo e la modernizzazione e mostrare che possono andare d’accordo, e di fatto lo fanno, tra i cittadini, ma meno politicamente. È anche un modo per spiegare che il paese non è uniforme, ma che si è creato un equilibrio tale da smorzare i toni del dibattito, di andare oltre le questioni dogmatiche, e di unirsi per cause che trascendono le differenze, per cercarne invece quei punti comuni che ledono la libertà e lo stile di vita di tutti, come la grave crisi economica che attraversa il paese.

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