27Gennaio2023 Il Fonio: un grano antico che guarda al futuro

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di William Foieni, responsabile progetto per ARCS in Senegal

“Digitaria” et “exilis sono due parole che probabilmente ci dicono poco.

I due termini appaiono vicini in un documento dell’Unione europea di dicembre 2018, in cui viene autorizzata la commercializzazione dei suoi “chicchi sgusciati”, in quanto alimento tradizionale proveniente da un paese terzo, ai sensi del regolamento (UE) 2015/2283 del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica il regolamento di esecuzione (UE) 2017/2470 della Commissione.

“Chicchi” ed “alimento” sono due indizi che avvicinano alla comprensione del piccolo enigma: possiamo infatti immaginare che si tratti di semi o cereali. Abbandonando un poco nomenclature e regolamenti, oltre a questa breve finzione, dietro questo nome si cela il “Fonio Bianco”, cereale antichissimo, tanto da ignorarne  origine e primi utilizzi.

Appartenente alla vasta famiglia del grano, dell’avena, del riso o del mais, il fonio è un cereale che sta vivendo un momento di forte popolarità grazie alle sue particolari caratteristiche: resistente a condizioni climatiche avverse, bisognoso di poca acqua, coltivabile in ambienti aridi e sabbiosi, coltura a ciclo breve (60-70 gg), proprietà nutritive che lo rendono un super food, al pari dei ben più diffusi Quinoa e Amaranto.

In questi ultimi anni, il mercato mondiale ha acceso i riflettori sul fonio, in quanto cereale naturalmente senza glutine e naturalmente biologico, con riconosciuti benefici nelle diete per le persone diabetiche.

Coltivato per l’autoconsumo e prodotto nelle aree a sud-est del Senegal e nel Sahel, la coltivazione del fonio, pur essendo una piccola percentuale delle produzioni agricole, ha comunque mantenuto una forte importanza grazie al suo ruolo di coltura magra, che consente alle famiglie contadine di soddisfare le esigenze di consumo nei periodi più difficili. A questo ruolo strategico si aggiunge la dimensione tradizionale e popolare, che gli ha conferito il ruolo di portafortuna presso numerose etnie dell’Africa occidentale.

Secondo il Rapporto Données Enquête Agricole Annuelle (EAA) della Direzione di Analisi, Previsione e Statistica (DAPSA) relativo alla campagna 2020/21, il fonio rappresenta circa l’1% della produzione cerealicola del Senegal (6.671 tonnellate in totale) ma ha visto un incremento produttivo del 31% rispetto all’anno precedente. Il suo consumo sta vivendo una rinascita nelle aree urbane dell’Africa occidentale e in Europa che, con il sopracitato regolamento UE, che ne ha autorizzato l’importazione.

Nonostante l’alta richiesta, il fonio è una coltura marginale per le operazioni di raccolta e di separazione dei chicchi, che si effettuano ancora a mano e difficilmente consentono di ottenere un prodotto adatto agli standard internazionali. Il fonio è, quindi, sotto-sfruttato in una regione in cui la sua valorizzazione attraverso più ampia produzione e commercializzazione porterebbe ad un aumento delle rese, alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla riduzione dell’insufficienza alimentare.

In tutto questo ARCS, con gli attori RAFF – Rete di produttori di fonio e VeganAgri SARL, mira al rafforzamento della filiera attraverso l’incremento di quantità e qualità di fonio prodotto in agricoltura biologica, promuovendo novità importanti sulla sicurezza alimentare e sul reddito degli agricoltori coinvolti. Il progetto “Da coltura della tradizione a fonte di reddito e sicurezza alimentare: il momento del Fonio” finanziato dalla Tavola Valdese – Fondo 8×1000, è in avvio proprio in questi giorni: vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi!

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