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Paesi di intervento
di Adriana Persia, Project manager International Volunteering and Mobility
– Ciao Fra, buongiorno. Che dici, come vogliamo organizzarci per il viaggio a Sant’Angelo in Pontano?
– Ciao Adri, ho trovato questo percorso. Potremmo prendere da Roma Termini un regionale veloce, quello per Ancona, e scendere al Albacina. Poi proseguire con pullmann fino alla fermata Tolentino – Torrione, da lì prendere un altro autobus fino a Passo San Ginesio e infine un altro autobus ancora per 4 fermate che arriva a Sant’Angelo in Pontano.
-Sì, ho visto anch’io lo stesso. Per questo tragitto google maps mi dà 6 ore e 14 minuti di viaggio, se tutti i cambi funzionano. In macchina invece 3 ore e 13. Sono 226 km. Mi sa che ci conviene andare in macchina, anche per gli spostamenti interni durante il workshop a San Ginesio, Colmurano e gli altri paesi del maceratese che visiteremo, anche considerando che alcuni hanno ancora disagi per via del post-sisma…
Se non ci vivi o ci lavori, non è facile capire come un luogo entri nella definizione di “area interna” fino a che in un’area interna non devi arrivarci e fruire dei servizi, a partire dagli spostamenti interurbani, servizi essenziali o spazi culturali, ma non solo ovviamente.
Mentre scrivevo, io e la mia collega Francesca ci sentivamo su whatsapp per le ultime fasi organizzative prima della partenza per Sant’Angelo in Pontano, dove siamo state l’ultima settimana di luglio 2021 per supportare i nostri partner che stavano accogliendo, nell’ambito del progetto di corpo europeo di Solidarietà (ESC del programma Erasmus Plus) Youthquake II, 9 giovani volontari spagnoli e francesi, poco più che ventenni, e 4 giovani italiani con disabilità intellettive, seguiti dell’ente l’Anfass Sibillini Onlus. Tutti insieme ci siamo trovati per 25 giorni alla cooperativa agricola Il Salto, per sperimentare modi di praticare solidarietà attraverso l’agricoltura sociale in alcune aree dell’interno maceratese.
Ci sono territori che nel nostro paese vivono l’ipertrofia della rappresentazione e della narrazione: Roma, per il suo ruolo e il suo passato, teatro di molte storie reali e scenario di romanzi, poesie ed immagini del grande schermo. Come Roma, molti altri luoghi, urbani, periurbani e rurali sono considerati il centro del paese, non solo geograficamente, ma nell’immaginario collettivo. Sono le icone rappresentate nelle cartoline, le mete turistiche che accolgono milioni di visitatori nazionali e internazionali o centri propulsori dell’economia post-industriale in Italia. Ci sono poi le cosiddette aree interne e tra queste, alcuni punti della mappa dell’Italia che hanno subito una doppia discriminazione rappresentativa. Un’area estesa dell’Italia centrale che copre quattro regioni (Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo) ha subito le conseguenze di ripetuti sismi tra l’agosto del 2016 e il gennaio del 2017. Noto alle cronache come il terremoto dell’Italia centrale, anche quando si sono spente le telecamere dei maggiori media nazionali, questi luoghi hanno continuato ad essere attraversati dalle conseguenze del terremoto, tanto più visibili e durature laddove i luoghi erano più marginali e le comunità più disperse e meno coese.
Per raccontare la storia dall’inizio, potremmo riannodare i fili di queste trame che stiamo tessendo nell’Italia centrale, dalla capitale ad alcuni dei luoghi colpiti dal sisma, passando per l’Europa, ed arrivare fino al 2009, quando il 6 aprile una violenta scossa di terremoto ha distrutto molte vite e fatto molti e ingenti danni all’Aquila e a città e piccoli centri dell’Abruzzo. Ero all’Aquila nei 4 mesi successivi al sisma per realizzare una ricerca etnografica con un gruppo di studenti e docenti dell’Università di Roma Sapienza e molti degli incontri, delle riflessioni e delle scoperte fatte durante quell’esperienza hanno senza dubbio contribuito a motivarmi per quello che sarebbe stato il primo progetto di volontariato di ARCS nelle aree colpite dal sisma più recente in Italia centrale, sei anni dopo.
Oggi siamo alla seconda edizione del progetto nato a partire dalla primavera del 2016 quando ARCS ha iniziato un lungo percorso tra alcune delle comunità interessate dal terremoto, in particolare nel reatino, nel maceratese e a Camerino. Il lavoro dell’associazione negli ultimi anni può essere condensato nella parola che ha dato vita al titolo di uno dei progetti: Youthquake. Si legge alla voce youthquake dell’Oxford Dictionary: “con questa espressione vengono indicati i cambiamenti culturali, politici e sociali che solo la forza dei giovani è in grado di mettere in moto”.
Nato dalla combinazione tra Youth, i giovani e quake, il terremoto, il neologismo vuole significare la “scossa” positiva che una grande quantità di giovani può portare nei luoghi e tra le persone che vivono in una condizione di fragilità duratura. L’idea è stata uno scambio continuo tra associazioni del territorio ed organizzazioni di più di dieci paesi europei che dal 2017 hanno inviato decine (più di 100 in 4 anni) di giovani volontari in supporto delle comunità locali, grazie al finanziamento di due progetti – Youthquake e Youthquake II Resilience Paths – da parte del programma Erasmus Plus e del Corpo europeo di Solidarietà, gestiti dall’Agenzia Nazionale per i Giovani in Italia.
I giovani – dai 18 ai 30 anni, dalle più diverse parti d’Europa e con le più diverse motivazioni – prendono quindi parte, temporaneamente, alla vita associativa e delle comunità dei paesi e delle città in cui sono ospitati e con loro si impegnano in attività di diverso tipo, dalla promozione del patrimonio culturale al supporto alla gestione di un ecomuseo o di una Biblioteca, dal trekking e la raccolta di materiale per la promozione territoriale alla raccolta di storie di vita e di ricette degli anziani che vivono nelle Strutture Antisismiche di Emergenza. Un piccolo numero di volontari dalle aree colpite dal sisma ha avuto invece la possibilità di partire alla volta di un paese europeo per realizzare la propria esperienza di volontariato e solidarietà presso un’associazione locale.
In Youthquake, progetto di Servizio Volontario Europeo strategico, e Youthquake II, del Corpo europeo di solidarietà, giunto alla sua fase finale, ogni volontario da un paese aderente al programma europeo (membri dell’UE, Turchia e Norvegia) ha realizzato una mobilità di breve termine (dalle due settimane ai due mesi) di gruppo (di almeno dieci giorni) oppure di lungo termine (da due mesi fino ad un massimo di dodici). Ha una organizzazione di invio, che lo supporta nella fase pre-partenza e al rientro dall’esperienza di mobilità e una associazione di accoglienza, in Italia, presso la quale svolge la tua attività. ARCS APS è l’organizzazione che coordina l’intera macchina del progetto, dall’amministrazione alla comunicazione, passando per la messa in rete di tutti i passaggi necessari alla selezione, arrivo e realizzazione delle attività di partner e volontari. Una quantità incredibile di persone, esperienze e modi di pensare, esperire e costruire solidarietà.
ARCS ha anche inteso questo compito come un vero e proprio lavoro di tessitura di reti tra associazioni ed enti di queste aree. Sarebbe arduo raccontare tutto quello che è stato fatto in questi anni dalle molte persone che hanno preso parte a questo cammino in brevi righe.
Uno tra i moltissimi progetti che hanno coinvolto volontarie e volontari è la raccolta di racconti e ricette delle casette S.A.E. che ha dato vita a due volumi di ricette, disegni e storie nato dall’incontro di quattro volontarie ospitate dall’associazione Io non crollo di Camerino e le donne che abitano nelle Strutture Abitative di Emergenza. Il frutto di questo incontro è esemplare ed emblematico, nella sua semplicità. Avvicinare delle persone, geograficamente e anagraficamente lontane, farle sedere allo stesso tavolo e attraverso un gesto semplice come cucinare, far emergere le storie e le memorie, contribuire ad abbattere l’isolamento di chi è ancora drammaticamente lontano dalle proprie case, costruire legami di solidarietà, invisibili ma ricchi e duraturi.
È stata una giornata bella, che ha portato una ventata di giovinezza e internazionalità nelle nostre nuove case. Cucinare insieme è divertente e, nonostante gli spazi stretti è stato bello aprirli a chi voleva conoscerci. Grazie a tutti voi, ho respirato aria nuova, ne avevo bisogno. (Patrizia, una residente delle S.A.E).
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