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Paesi di intervento
di Giacomo Fabris, volontario in Senegal nell’ambito del Servizio Civile Universale
Lompoul è una piccola località della regione di Louga, situata nell’area nord occidentale del Senegal, a pochi chilometri dall’Oceano Atlantico. Nonostante si tratti di un villaggio rurale, isolato rispetto ai grandi centri urbani come Dakar o Saint-Louis, gode di una certa fama dovuta alla presenza dell’Ecolodge. Si tratta di un campeggio inserito nell’unico deserto naturale del Paese e che pertanto rappresenta la principale attrazione turistica della zona; o meglio, dovremmo cominciare a dire “che ha rappresentato”, dato che la struttura – e con essa anche l’economia dell’intera comunità – si appresta a subire una dura battuta d’arresto.
A partire dal mese di novembre di quest’anno, l’area sarà infatti interessata da un imponente progetto di estrazione dello zirconio, un metallo prezioso largamente utilizzato nell’industria nucleare e nella produzione di automobili e gioielli.[1]Attualmente, il Senegal ne detiene uno dei giacimenti più importanti al mondo. Già nel 2014, una compagnia estrattiva controllata per la quasi totalità da un’azienda francese aveva ottenuto le concessioni per poter sfruttare le miniere che si estendono lungo una porzione di costa senegalese lunga più di cento chilometri, entro la quale è racchiusa anche la comunità di Lompoul.[2] Ora, dopo anni di attese, ritardi e qualche tentativo di contrattazione da parte delle istituzioni locali, le tende del campeggio dovranno finalmente cedere il posto alle macchine scavatrici.
Siamo venuti a conoscenza della situazione grazie ad un’attività connessa al nostro progetto di Servizio Civile Universale. Nella città di Louga, infatti, collaboriamo con l’associazione culturale FESFOP, che da oltre vent’anni organizza eventi culturali e promuove esperienze di turismo responsabile all’interno della regione. In fase di revisone e progettazione dell’itinerario da proporre alle compagnie di viaggio, eravamo certi che l’Ecolodge avrebbe costituito una tappa imprescindibile del nostro programma. Ci siamo quindi dovuti ricredere di fronte alle notizie che parlavano di una sua imminente chiusura.
La fine del deserto di Lompoul rappresenta una sconfitta su più fronti, prima di tutto dal punto di vista naturalistico. Con buona probabilità, l’espansione delle attività estrattive decreterà la fine di un ecosistema – è bene ripeterlo – unico per il Paese. Dal punto di vista culturale, sociale ed economico, invece, teniamo conto di quanto la sottrazione di queste terre andrà ad impattare le attività tradizionali come l’agricoltura, l’allevamento o la pesca. Infine veniamo all’ultimo aspetto, che piccola in parte tocca anche il nostro lavoro di civilisti: in un contesto economico come quello senegalese, fortemente incentrato sul turismo e pertanto già indebolito dopo anni di pandemia, l’improvvisa perdita di un’attrazione come l’Ecolodge scatena un’onda di incertezza e precarietà che si riversa sul prossimo futuro.
Come volontari inseriti in un progetto di Servizio Civile che punta alla partecipazione socio-economica delle nuove generazioni, ci troviamo ad operare in un contesto non sempre facile. La sfida più grande, mi verrebbe da dire, consiste nel fare i conti con la sensazione di scoraggiamento che viene vissuta dai nostri coetanei. La maggior parte delle persone con cui ci interfacciamo ha perso la fiducia nelle istituzioni e non riesce a trovare nel proprio Paese delle opportunità lavorative stabili e ben retribuite. Dall’altro canto, le grandi aziende straniere – in questo caso europee – continuano la loro opera di acaparramento delle risorse, riproponendo dinamiche neocoloniali che sono sinonimo di esclusione ed impoverimento per chi, in quelle terre, vi abita da generazioni. Al che l’emigrazione rimane per molti l’ultima chance da giocare.
Ambienti “in bilico” come quello dell’Ecolodge sono lo specchio di questi problemi. Ci impongono di concentrarci su un oggetto controverso che sfida lo sguardo, interrogando il nostro presente e – più nello specifico – il nostro ruolo di volontari: come promuovere uno sviluppo che sia davvero “sostenibile”? Quale può essere il nostro contributo in tal senso? O ancora, per ritornare un’ultima volta al caso di Lompoul, cos’è davvero “deserto”, quello che c’era prima o quello che verrà dopo?
[1] https://www.lemonde.fr/afrique/article/2023/08/09/au-senegal-la-ruee-vers-le-zircon-menace-le-desert-de-lompoul_6184948_3212.html
[2] https://www.au-senegal.com/le-desert-de-lompoul-en-sursis,16140.html?lang=fr
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