Nonostante questa formulazione apparentemente chiara, esiste una contraddizione piuttosto importante tra il diritto degli individui a spostarsi liberamente e quello degli Stati a limitare questa libertà attraverso la propria legislazione. Il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, adottato dalle Nazioni Unite nel 1966, afferma all’Articolo 12 che tale diritto non può essere sottoposto a nessuna restrizione “tranne quelle che siano previste dalla legge, siano necessarie per proteggere la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, la sanità o la moralità pubbliche, ovvero gli altrui diritti e libertà” [2].
Ad Amman ho una vita che possiamo definire normalissima: mi muovo liberamente in città e nel Paese, e ho libero accesso a diverse opportunità di lavoro e svago; il mio status e le mie possibilità economiche mi consentono di entrare e uscire dal Paese quante volte io voglia; quando sono stato fermato per strada dalle forze dell’ordine, un semplice controllo di una copia del mio passaporto è stato sufficiente a farmi passare; se lo volessi, potrei guidare una macchina a noleggio utilizzando la mia patente italiana; ho accesso al sistema sanitario pubblico, pagando i servizi a cui accedo – niente che un’assicurazione contratta prima della partenza non possa coprire a un prezzo per me accettabile.