18Ottobre2024 Abrazo de mar

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di Agnese Scapinello, volontaria del Servizio Civile Universale a Cuba

Immaginate di recarvi in un edificio storico dell’Habana Vieja, la sede del Gabinete de Archeología, il luogo dove nel 1916 si fondò il Colegio de Arquitectos de La Habana, per una riunione di lavoro.
Immaginate di guardarvi intorno stupefatti come sempre accade alla vista di questi luoghi dalle architetture sconosciute e dai colori brillanti e di posare lo sguardo, una volta varcata la porta, su una parete decorata con piastrelle variopinte: un’opera molto molto grande reca questa dicitura “Stellana Poletti, 1989, Italy, Ceramica di Treviso”.

Tirate un urlo.
NO ES POSIBLE.
Rileggete. 
Urlate di nuovo.

Spiegate alle persone presenti (abbastanza perplesse ma allo stesso tempo molto divertite dalla vostra reazione) che il vostro sbigottimento è dovuto al fatto che a 8529 km di distanza, nel cuore del Mar dei Caraibi, in un edificio storico affacciato sul porto de la Habana c’è la vostra città. Il nome della vostra città. Quella fottuta città che a volte amate, a volte odiate e chissà perché, quando siete lontane, ritorna nei vostri discorsi e pensieri molto più frequentemente di quanto vi aspettaste (sarà stato piantato il radicchio? La vendemmia come sarà andata? Ho già detto ai proprietari di casa che Treviso è la città del tiramisù? E agli archeologi del Gabinete? E ai collaboratori de la Oficina del Historiador? A volte penso proprio che la proloco dovrebbe pagarmi una percentuale per tutta questa pubblicità).

Tre-vi-so. No es posible. Es mi ciudad…sabéis algo sobre esta obra?” chiedo speranzosa.

Desafortunadamente no. Pero aquí antes había un restaurante muy muy famoso” ci spiegano. “Don Giovanni“.

Tanto è bastato per mettermi in testa la folle idea di ricostruire il viaggio di queste piastrelle dalla ridente Marca Trevigiana fino alla soleggiata Habana. Qui di seguito metodologia adoperata e scoperte conseguenti.

Step 1. Preguntar al señor Google

Facile, veloce, elementare. Non altrettanto si potrebbe dire, però, dei risultati della mia ricerca. Chi era Stellana Poletti? Qual era il suo legame con Cuba? Come sono arrivate le sue piastrelle qui? Qual è il significato dell’opera che tanto mi ha colpito? 

“Comunista della prima ora, negli anni ha scalato i quadri del Pci fino ad arrivare al comitato centrale, (…) fu anche responsabile femminile del partito in Veneto”, una personalità ad Arcade, leggo in un vecchio articolo de La Tribuna di Treviso, redatto in occasione della sua morte. 

“Donò quest’opera nel 1989 come gesto di gratitudine verso il popolo cubano” racconta in un post la pagina Facebook del Museo Archeológico de La Habana. Il murales è composto da piastrelle di diverse dimensioni – 1016 azulejos per la precisione – in cui spiccano due grandi figure, un uomo e una donna, stretti in un intenso abbraccio, metafora del legame di amore e fraternità che lega le città di Venezia e La Habana. Sono proprio queste ultime ad apparire nello sfondo, da sinistra verso destra, unite da un elemento comune che attraversa tutta l’opera: il mare.

Figata.  Devo assolutamente saperne di più.

Step 2. Scrivere a varie istituzioni di Arcade ma senza ottenere grandi risultati

Step 3. Telefonare a Patrizia Poletti, figlia di Stellana.

Dopo triangolazioni piuttosto bizzarre tra La Habana, Treviso, Roma e Arcade riesco a recuperare il numero di Patrizia, figlia di Stellana. E in un afoso mezzogiorno (qui) e un fresco imbrunire (lì), sfidando le sei ore di fuso orario che ci dividono, ci chiamiamo. 

Scopro che l’opera che mi ha fulminata si intitola “Abrazo de mar” e misura 400×280 cm. È stata realizzata interamente in ceramica decorata a mano con smalti preziosi ed effetti ottenuti con varie cotture. Rappresenta l’abbraccio tra due mari, l’Adriatico e l’Oceano Atlantico, tra due città di mare, Venezia e La Habana, tra un uomo e una donna e tra due lontanissime culture, la Mitteleuropea e la Caraibica.

Il richiamo alla celebre opera di Klimt l’ “Abbraccio” è evidente nella posa delle due figure, pur emergendo chiare differenze nei motivi della decorazione del mantello dell’uomo. Nell’opera di Stellana, infatti, i colori predominanti sono quelli del verde, plasmati in forme quasi di fronda, e disseminati qua e là compaiono i nomi delle persone che la aiutarono a realizzare il murales, compresi quelli dei figli, Patrizia e Simone. 

L’opera fu realizzata nel 1989 in occasione della Fiera Internazionale dell’Artigianato (FIART). Per la fase di montaggio, essendo un progetto complicato con tanti formati, ricco di decorazioni e di dimensioni notevoli, Stellana si affidò ad alcuni amici italiani che intrapresero il viaggio a Cuba insieme a lei (tra i quali Valerio Zussa di Arcade, un muratore esperto in piastrelle) e Renè Palanzuela, habanero di fiducia che Stellana conosceva da tempo. “Tra la preparazione della parete, l’incollaggio, la stuccatura e la pulizia delle piastrelle ci vollero circa una decina di giorni”, mi spiega Simone.

Vengo a sapere poi che “Abrazo de Mar” non è l’unica opera di Stellana a La Habana. Anzi, pare che l’artista abbia disseminato moltissime delle sue piastrelle in città, testimoni silenti di un legame speciale che travalica il tempo e le distanze. Attualmente si trovano in Calle S. Ignacio Plaza Vieja (piastrelle per bagni e cucine), un piccolo mural al Grupo para el desarrollo integral de la capital e un mural con la bandiera cubana al Pabellon de la maqueta.

Stellana, classe 1940, fu ceramista e designer prima con Cotto Veneto e poi per Ceramica di Treviso. Fece l’insegnante di educazione artistica per molti anni e poi, una volta rimasta vedova, si dedicò a tempo pieno alla ceramica. Attivista e militante per il Pci, fu presidente di Arci Treviso dal 1987 al 1988.

Patrizia descrive il rapporto di Stellana con Cuba come un grande amore. Cominciò a visitarla nel 1986/1987 e in totale fece più di trenta visite, stringendo amicizie con molte delle personalità cubane più importanti dell’epoca tra cui: Isabel Rigol, Beatriz Aulet (Centro del desarrollo de las artes visuales – MINCULT ministero di cultura) (Armando Hart), Nisia Aguero (Fondo Cubano de Bienes Culturales e poi direttrice del Teatro Nacional de Cuba),  Eusebio Leal (historiador de La Habana), Sosabravo, Renè Palanzuela, Belkis Ayon, Alberto Figueroa, Cristina Vives, Mario Coyula, Alberto Korda, Leo Brower, Regla Casanova, l’allora sindaco dell’Avana (1989) e molti altri.

Le relazioni e le amicizie di Stellana oggi vivono nei legami dei figli con le persone che da Cuba vengono in Europa e negli occhi di chi si avvicina sorpreso per la prima volta alle sue opere e a queste vecchie foto. E nonostante gli 8529 km di distanza e un Oceano di mezzo, dopo aver scoperto questa incredibile storia, il nome della vostra città (quella fottuta città che a volte amate, a volte odiate e chissà perché, quando siete lontane, ritorna nei vostri discorsi e pensieri molto più frequentemente di quanto vi aspettaste) suona più dolce. E il naufragar m’è dolce in questo abrazo de mar.

Stellana e Alberto Konda
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