Tirate un urlo.
NO ES POSIBLE.
Rileggete.
Urlate di nuovo.
Spiegate alle persone presenti (abbastanza perplesse ma allo stesso tempo molto divertite dalla vostra reazione) che il vostro sbigottimento è dovuto al fatto che a 8529 km di distanza, nel cuore del Mar dei Caraibi, in un edificio storico affacciato sul porto de la Habana c’è la vostra città. Il nome della vostra città. Quella fottuta città che a volte amate, a volte odiate e chissà perché, quando siete lontane, ritorna nei vostri discorsi e pensieri molto più frequentemente di quanto vi aspettaste (sarà stato piantato il radicchio? La vendemmia come sarà andata? Ho già detto ai proprietari di casa che Treviso è la città del tiramisù? E agli archeologi del Gabinete? E ai collaboratori de la Oficina del Historiador? A volte penso proprio che la proloco dovrebbe pagarmi una percentuale per tutta questa pubblicità).
“Tre-vi-so. No es posible. Es mi ciudad…sabéis algo sobre esta obra?” chiedo speranzosa.
“Desafortunadamente no. Pero aquí antes había un restaurante muy muy famoso” ci spiegano. “Don Giovanni“.
Tanto è bastato per mettermi in testa la folle idea di ricostruire il viaggio di queste piastrelle dalla ridente Marca Trevigiana fino alla soleggiata Habana. Qui di seguito metodologia adoperata e scoperte conseguenti.
Step 1. Preguntar al señor Google
Facile, veloce, elementare. Non altrettanto si potrebbe dire, però, dei risultati della mia ricerca. Chi era Stellana Poletti? Qual era il suo legame con Cuba? Come sono arrivate le sue piastrelle qui? Qual è il significato dell’opera che tanto mi ha colpito?
“Comunista della prima ora, negli anni ha scalato i quadri del Pci fino ad arrivare al comitato centrale, (…) fu anche responsabile femminile del partito in Veneto”, una personalità ad Arcade, leggo in un vecchio articolo de La Tribuna di Treviso, redatto in occasione della sua morte.
“Donò quest’opera nel 1989 come gesto di gratitudine verso il popolo cubano” racconta in un post la pagina Facebook del Museo Archeológico de La Habana. Il murales è composto da piastrelle di diverse dimensioni – 1016 azulejos per la precisione – in cui spiccano due grandi figure, un uomo e una donna, stretti in un intenso abbraccio, metafora del legame di amore e fraternità che lega le città di Venezia e La Habana. Sono proprio queste ultime ad apparire nello sfondo, da sinistra verso destra, unite da un elemento comune che attraversa tutta l’opera: il mare.