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Le condizioni di detenzione nelle carceri libanesi restano lontane dagli standard internazionali. Il limitato supporto economico e sociale ai detenuti e alle loro famiglie rende le prigioni libanesi incapaci di sviluppare un percorso di recupero e rieducazione finalizzato all’inserimento sociale e all’avvio al lavoro delle persone in conflitto con la legge. Attraverso il progetto si è voluto potenziare i servizi offerti dall’Accomodation and Social Reintegration Center a Rabieh (Antelias), centro di accoglienza per giovani adulti e uomini vulnerabili, sia in conflitto con la legge che ex-detenuti.
ARCS sostiene il lavoro di AJEM, una delle poche ONG libanesi che garantisca servizi di supporto psicosociale, aiuto legale e formazione professionale ai detenuti, in particolare a minori e giovani adulti ospiti nel carcere maschile di Roumieh, il più grande del Libano, e alle loro famiglie.
I beneficiari diretti raggiunti sono stati 60 persone inserite in un programma di supporto psicosociale; 40 persone che hanno partecipato a corsi di formazione e attività di avvio al lavoro presso il Centro di Rabieh.
Le condizioni di detenzione nelle carceri libanesi restano lontane dagli standard internazionali. Il limitato supporto economico e sociale ai detenuti e alle loro famiglie rende le prigioni libanesi incapaci di sviluppare un percorso di recupero e rieducazione finalizzati all’inserimento sociale e all’avvio al lavoro dei giovani in conflitto con la legge.
In questo contesto, ARCS intende sostenere il lavoro di AJEM, una delle poche ONG libanesi che garantisce servizi di supporto psico-sociale, aiuto legale e formazione professionale ai detenuti, in particolare a minori e giovani adulti (maschi) ospiti nel carcere maschile di Roumieh, il più grande del Libano, e alle loro famiglie. AJEM, inoltre, consapevole delle enormi difficoltà che vivono i minori, i giovani e gli uomini in conflitto con la legge nel percorso di reinserimento sociale e lavorativo, ha istituito proprio l’Accomodation and Social Reintegration Center a Rabieh (Antelias), situato poco fuori Beirut.
L’obiettivo del Centro è di permettere agli utenti, tutti in gravi situazioni di vulnerabilità, di ricreare una rete sociale di legami affettivi e lavorativi che gli permetta di costruire un progetto sul lungo periodo e di affacciarsi al mondo del lavoro. Questo attraverso un percorso integrato che prevede un programma di avvio al lavoro, con corsi mirati alla formazione professionale e sessioni di supporto psico-sociale per favorire la stabilità psicologica ed emotiva dei beneficiari.
Attraverso il progetto si è voluto potenziare i servizi offerti dall’Accomodation and Social Reintegration Center a Rabieh (Antelias), unico centro di accoglienza per giovani adulti e uomini vulnerabili, sia in conflitto con la legge che ex-detenuti, in Libano. Attraverso l’offerta di corsi di formazione professionale accompagnati da servizi di supporto psicologico, ARCS ha voluto favorire il diritto ad una vita dignitosa per i giovani adulti (17-25 anni) che sono stati sottoposti a misure restrittive della libertà, facilitando il loro avvio nel mondo del lavoro e il loro reinserimento nel tessuto sociale locale.
di Giulia Gerosa – “La Beirut che avete conosciuto qualche mese fa non esiste più, scordatevela”. Diverse persone, colleghi o amici, ci hanno presentato così la città dove siamo approdati solo pochi mesi fa, a febbraio, e che abbiamo lasciato subito a marzo a causa del dilagare della pandemia.
Padre Najib Baklini, presidente di AJEM, partner di ARCS nell’ambito del progetto DROIT, ha rilasciato ieri un’intervista telefonica alla radio Voice of Lebanon (Sawt al Lubnan) sulla situazione delle carceri libanesi.
La situazione è delicata in tutto il Paese, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione
Al momento asintomatici, sono stati trasferiti in quarantena nel braccio C del penitenziario, in modo da evitare la diffusione nella struttura. Rimane il mistero su come possano essere stati contagiati: al momento hanno contatti soltanto con le guardie penitenziarie e, in maniera sicura, con gli operatori del progetto DROIT
di Alice Bodo – Tre settimane fa, circa 30 donne keynote hanno iniziato a protestare davanti al Consolato del Kenya, a Badaro, quartiere di Beirut popolare per i suoi bar e ristoranti alla moda. La richiesta è quella di essere rimpatriate. La manifestazione si è trasformata poco dopo in un sit-in, che, nonostante i diversi tentativi, ad oggi non è ancora stato smantellato.
di Alice Bodo – La Nation Station, o più brevemente “Station”, è una stazione di servizio abbandonata a Geitawi trasformata in un punto di raccolta e centro di distribuzione diretta di pasti pronti, cibo fresco, acqua e beni di prima necessità, a cui ad oggi si rivolgono una media di mille persone al giorno
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